Non ho mai avuto una grande passione per i pasti che vengono serviti a bordo degli aerei, soprattutto in classe economica. Preferisco stare leggero e in genere provvedo prima di imbarcarmi; quando arriva il vassoio mi limito a una sommaria valutazione estetica e aspetto con ansia che passino a riprenderselo. Su un volo intercontinentale succede però che il computer sbagli nel fornire la sistemazione a bordo di coloro che hanno prenotato un pasto speciale. E così, guarda caso, una hostess si accanisce con me pretendendo che mangi di volta in volta vegetariano, vegano, per celiaci, kasher, solo perché il computer è impazzito. Poiché insiste, le spiego che ci deve essere un errore: io non mangerò, sono allergico al lattosio, all’aglio, alla cipolla, ai solfiti, alla piperina, alla safranina, alla lidocaina e volendo anche ai cani a pelo corto. Sembra convinta. Dopo qualche minuto la vedo ritornare con un vassoio in mano, strizzandomi l’occhio. “Era lei che aveva ordinato come pasto speciale pane e zucchero?” Commosso confermo. Lo mangiava mio padre a merenda nel primo dopoguerra. Buonissimo.
Tony Cinquetti
(Etica gastronomica)
COGLI L’ATTIMO
da L’aereo più pazzo del mondo (1980) scritto e diretto dal trio Zucker-Abrahams-Zucker