Affezionati ai propri nevrotici sensi di colpa, i buonisti non sanno che la Nigeria ha la seconda industria cinematografica del mondo, dopo l’India e prima degli Usa. Chi vede nell’Africa un continente bambino, per soddisfare la sua pedofilia etica, fa torto alla realtà oltre che a quel continente traboccante di volontà, e fertile.
La Hollywood nigeriana si chiama Nollywood, ed è scandalosa, cialtrona, dirompente e ricchissima come i fotoromanzi italiani degli anni Cinquanta, ai quali somiglia. Il cinema africano nasce dalla miseria: non c’erano sale di proiezione nè film stranieri, vietati. Ma c’erano le videocassette pirata, e c’era la tradizione Yoruba del teatro popolare, ancora dionisiaca. I primi film venivano incisi addirittura su videocassette GIA’ REGISTRATE di Hong Kong, che venivano acquistate a container pieni e sovrascritte, come facevo io a sedici anni con i film di Italiauno. Sovrascritte e vendute a due dollari, cifra accessibile a tutti i nigeriani. I contenuti, spesso moraleggianti, come accade anche in India: la condizione delle donne, l’inurbamento, la povertà, con accenti cristianeggianti o islameggianti (le due religioni del paese). Le location e i set, quotidiani il più possibile, per risparmiare (i dvd si vendono a due euro!): case private, palazzi, scuole nei giorni di vacanza, come faceva Alvaro Vitali.
Il risultato è che questi film si vedono in tutta l’Africa e nella diaspora africana mondiale. Il successo nasce sempre dal coraggio e dall’oscenità: dal coraggio dell’oscenità. Era così nei nostri anni Sessanta, è così oggi per l’Africa. Noi non avevamo paura di mandare il giro per il mondo Totò spernacchiante e Alberto Sordi mangiaspaghetti. Ora sì, perché vogliamo essere rispettabili, cioè morti. Il cinema nigeriano non è rispettabile: un suo regista dichiara di poter girare un film in tre giorni. Quando vorranno essere anche loro rispettabili, quando moraleggeranno sui barconi degli italiani, allora saranno finiti.
Gianluigi Sassu (Asiatista di Aristan)
La Hollywood nigeriana si chiama Nollywood, ed è scandalosa, cialtrona, dirompente e ricchissima come i fotoromanzi italiani degli anni Cinquanta, ai quali somiglia. (da PEDOFILIA ETICA, editoriale di Gianluigi Sassu)