Nelle vene ho un negroni e due vodka martini e nicotina a bizzeffe e due olive, sono una furia in ascolto e ho occhi tanti e un naso di cinghiale infoiato la domenica sera in Achrafieh, il quartiere ganzo e cristiano di Beirut che butta sul marciapiede gli avanzi di carne del sabato mentre rifletto sull’assoluta e sconfortante carenza di culi nel Medio Oriente ma giuro, 24 ore fa stavo a ein el-Hilweh, capitale dei campi profughi palestinesi, 100.000 esseri umani in 2 chilometri quadrati di cemento e pattume e uomini che aspettano la Palestina da 70 anni con i fucili ma soprattutto con le sigarette e i caffè, dicevo, uno zelantissimo reporter fra tratturi oscuri e lutulenti , qui e là gli amici dei mozzacapoccia armati di tutto punto e basta un nulla, dico proprio un nulla che si spara, ma non è la fifa che ci tocca il cuore, piuttosto una tristezza come una religione, questa prigione a cielo aperto e fuori Sidone fenicia e il Libano e l’Oriente e poi l’Occidente e nemmeno un buco per questo nobile popolo offeso dalla storia, che cazzo, la mia gente, perché tutto mi riguarda, tutto, i fili d’erba e i gatti randagi e le madri delicate e il blues e Goya per esempio e soprattutto, soprattutto questa maledetta penuria di culi in Medio Oriente, che rimetterò al consesso delle divinità quando verrà il momento, insieme a un bordello luciferino per questa fregatura chiamata libertà.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
COGLI L’ATTIMO
Guns N’ Roses – Civil War