Di fronte a incidenti e delitti uguali uguali, non conosco, Signore, come l’antico salmista sui fiumi dell’esilio, salmi a intonare. Nomi e volti si aggiungono a liste di un destino costruito passo passo da incoscienze e, si dice, quasi a diagnosi di accusa, imitazioni. A far cose uguali impariamo, pure ammirati, da bambini.
Di fronte, poi, e di contro a scienziati che clonano uguali uguali due scimmiette, vedo moralisti pavloviani reagire anche in anticipo, che per gli umani no, uguali uguali non si può.
E come per l’antico salmista, non so se salga preghiera o imprecazione: chi più parla contro chi fa nei corpi per motivi di scienza clonazioni, più ha creato nella storia clonati nello spirito. E mentre scienziati sognano “eserciti di scimmie uguali uguali” a disambiguare esperimenti di salute, pastori di chiese sognano “greggi di fedeli uguali uguali” a sembrar santi, confondendo unioni e uniformi. E alfabeti non bastano a dire i titoli inventati a escludere i “diversi”.
E mi ricordo, Signore, che un giorno anche tu hai perso la pazienza,
vedendo occhi con dentro travi giudicarne altri con pagliuzze.
«Ipocrita», hai detto (Mt 7,5).
Antonio Pinna
Salmista ad Aristan
E mi ricordo, Signore, che un giorno anche tu hai perso la pazienza, / vedendo occhi con dentro travi giudicarne altri con pagliuzze. / «Ipocrita», hai detto (Mt 7,5). (da Salmo 122 PAVLOV E MORALI, editoriale di Antonio Pinna)
da Don Giovanni, di Molière (1971) messa in scena televisiva per la regia di Vittorio Cottafavi. Giorgio Albertazzi è Don Giovanni.