SALMO N.40 PER UN PUNTO…


Editoriale del 02 luglio 2016

Punteggiatura

Primo tempo. Generazioni di studenti in teologia, in genere non sposati, si sentivano promossi al grado di “eccellenza”, mentre onesti sposi cristiani si sentivano declassati a gente di serie B quando leggevano come detto da san Paolo: «Chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si divide! (1Cor 7,32-34a).

Intervallo. Ricordate la storia di Martin che per un punto perse la cappa? Aveva preparato una frase da sistemare sopra la porta di ingresso del convento per esprimerne l’ospitalità: Porta patens esto. Nulli claudatur honesto (La porta sia aperta. A nessuno onesto si chiuda). Solo che la frase fu scritta cambiando la punteggiatura e arrivando a dire tutto il contrario: Porta patens esto nulli. Claudatur honesto. (La porta sia aperta a nessuno. All’onesto si chiuda.).

Secondo tempo. Ecco ora la frase di san Paolo così come suona a un parlante greco e come in genere è punteggiata nelle edizioni ortodosse: «Chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie. E si divide così anche la donna (=E la stessa differenza vale per la donna): la non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito» (1Cor 7,32-34).

Tempi supplementari: Se vi state chiedendo come è che equivoci di punteggiatura possano cambiare questioni di senso per una parola che viene predicata come “verità divina, certa e necessaria” e che poi invece vediamo sottoposta a tutte le disavventure della parola umana, siete sulla buona strada per capire il cuore del cristianesimo, l’incarnazione.

(In panchina) È vero, Signore, la parola è tra le cose più deboli che abbiamo. Per questo la tua Parola si è fatta fragile carne. Religiosi e non, sempre “forti in qualcosa”, ne hanno fatto e ne fanno quello che vogliono. Ma io credo, Signore, che la tua Parola risorge ogni volta che un dubbio l’attraversa.

Antonio Pinna
(salmista di Aristan)

PS. Ai rigori. Il punto di vista di Paolo era solo “pratico”, a sostegno della regola pastorale che si era fatta: «ciascuno resti nella condizione sociale in cui era al momento della conversione», perché ciò che contava era essere diventati cristiani, non se si era greci o ebrei, schiavi o liberi, uomo o donna (cf Salmo 39, della settimana scorsa). Regola difficile da applicare ai fidanzati conosciuti a Corinto, che gli obiettavano di non poter rimanere fidanzati per sempre. Paolo, pur argomentando in modo pragmatico la sua “regola”, lasciava poi ai fidanzati piena libertà di decidere. Il punto di vista “pratico” dell’argomento di Paolo è stato trasformato in “dottrinale” dall’equivoco della punteggiatura, e lo slittamento di senso è stato peggiorato dalla recente traduzione “ufficiale” del versetto successivo, che sostituisce la parola “distrazioni” con “deviazioni”: «Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.» (1Cor 7,35). Dove le uniche “deviazioni” sono quelle del traduttore.

Ricordate la storia di Martin che per un punto perse la cappa? Aveva preparato una frase da sistemare sopra la porta di ingresso del convento per esprimerne l’ospitalità: Porta patens esto. Nulli claudatur honesto (La porta sia aperta. A nessuno onesto si chiuda). Solo che la frase fu scritta cambiando la punteggiatura e arrivando a dire tutto il contrario: Porta patens esto nulli. Claudatur honesto. (La porta sia aperta a nessuno. All’onesto si chiuda.).
(da SALMO 40 PER UN PUNTO… editoriale di Antonio Pinna)
Gianni Rodari legge Il dittatore

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