Gli sciacalli, lo sappiamo, sbranano le carcasse e poi ululano di soddisfazione. Anche certi umani lo fanno e hanno lo stesso urlo acuto, vagamente lamentoso, lo stesso muso affilato, lo stesso sguardo famelico e lo stesso passo felpato, saltellante, degli sciacalli. Questi esseri ripugnanti – gli sciacalli-umani intendo – alla morte di una persona di valore (dopo averla per tutta la vita subdolamente calunniata, regolarmente ostacolata, francamente odiata, mellifluamente blandita e segretamente invidiata), ostentano un’amicizia che non c’è mai stata e si profondono in lodi e ipocriti panegirici. A quale categoria appartiene questa sottospecie di sciacalli? A molte categorie. Sono i prodotti tossici del loro mercato, del loro partito, del loro salotto, del loro editore, della loro confraternita. Non posso negare che sto scrivendo queste righe per sfogarmi dopo aver incontrato uno di loro, uno davvero insopportabile. Sono furioso. Avrei voluto sputargli in faccia, ma l’età mi ha reso saggio e non l’ho fatto. Però adesso andrò in chiesa, mi inginocchierò, congiungerò le mani e per lui e per tutti quelli della sua categoria chiederò con tutto il cuore a Dio, al bel dio vendicativo e feroce del vecchio testamento, che li fulmini in massa.
Filippo Martinez (Zoologo)
“Però adesso andrò in chiesa, mi inginocchierò, congiungerò le mani e per lui e per tutti quelli della sua categoria chiederò con tutto il cuore a Dio, al bel dio vendicativo e feroce del vecchio testamento, che li fulmini in massa.” Da SCIACALLONI – Editoriale di Filippo Martinez (Zoologo)


