Come in tante altre occasioni, c’è qualcosa di profondamente perverso nel clamore suscitato dalla morte di Mohammed Wasim Moaz, l’uomo che quotidiani e lettori della vacuità veloce hanno etichettato “l’ultimo pediatra di Aleppo”. Moaz dedicava la sua vita alla cura dei bambini nei territori della città controllati dall’opposizione. I caccia di Bashar al-Asad hanno distrutto due ospedali per piegare i ribelli e punire la popolazione. Moaz aveva fatto del dolore un amico, e del mestiere natura. Non aveva bisogno di uno scoppio d’impressione, ma d’indignazione durevole coagulata in movimento, di piazze piene che ricordassero ai governi l’inaccettabile morte di 400,000 siriani. Aveva bisogno di uomini politici. Vanno benedetti cinismo e ignoranza, i vecchi, ontologici nemici del bene condiviso. Sono forze oneste, tangibili, non conoscono o non desiderano. Funesto è invece il potere degli indifferenti appropriatisi del verbo, abilitati oggi a partecipare con un segno nei social networks alla sofferenza transnazionale. Nel rutilante neo-medioevo dell’informazione gli stati costruiscono cattedrali di solitudine. E gli schiavi cantano, ballano, scrivono e soprattutto patiscono i mali dell’umanità tutta.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
Moaz aveva fatto del dolore un amico, e del mestiere natura. Non aveva bisogno di uno scoppio d’impressione, ma d’indignazione durevole coagulata in movimento, di piazze piene che ricordassero ai governi l’inaccettabile morte di 400,000 siriani. Aveva bisogno di uomini politici.”
(da SOCIAL ERGO SUM editoriale di Luca Foschi)