“Buffa dimo’”, “E ite buffas?”. Formula sarda per invitare a bere insieme. Che sostituisce il “come stai?” e anticipa lo stiamo bene insieme. Una volta, in paese, quando mi capitava d’andare, cercai di pagare e quindi di offrire io. Smisi per non diventare ridicolo, quando uno che non ricordo, ma potrebbe essere chiunque, alla mia rimostranza “Ma allora io non offro mai”, mi rispose sentenzioso “Già non semol morinde”. “Non stiamo mica morendo”.
Mia madre una volta, sempre a Sindia, andò a visitare una parente e siccome era ghiotta di gelati si fermò al bar di Cossedda. Non ebbe bisogno del borsellino, che aveva lasciato a casa, perchè glielo offrì Cossedda in persona.
Mia moglie a Scano, in attesa che cominciasse uno spettacolo entrò al bar per prendere qualcosa. “Mi hanno detto già pagato! Possibile?” – “Non dirlo a nessuno, altrimenti fanno la fila”.
Cambio scena. Bar di Cagliari, via Dante. Uno propose di andare a bere, io e Bruno lo facemmo. Quando ce ne stavamo andando, il barista ci richiamò indietro “Ma voi non pagate?”. Bruno, mio compagno di scuola, di Ulassai: “Perché, non ha pagato lui?”. E quello: “Perché? dovevo pagare anche il tuo?”. “Hai invitato tu, dalle mie parti…”. “Non fare il nuorese, ogni volta questa storia”. “Non si ripeterà, io sono venuto a bere non perché avessi sete, ma per bere insieme a te”.
C’è sempre quello che si lamenta perché i nuoresi sono insistenti quando ti invitano a bere e per coerenza loro non lo fanno mai. Sono usi sociali e una spiegazione ce l’hanno sempre.
In un bel libro d Casula c’è l’esempio di uno che va a pagare a Orgosolo e gli dicono “già pagato”. Un turista americano penserà di essere il millesimo cliente, fortunato quindi. Uno di San Sperate non si stupirà, perché anche lui vi farà stupire.
Vi capiterà se passate in una strada di paese che un anziano sull’uscio di casa vi saluti e voi venite presi in contropiede, rispondete, fingete di essere distratti. Salutano perché è un segno di buone intenzioni, da entrambe le parti, e nei paesi non sono abituati a vedere visi e persone sconosciute. Anzi normalmente si aggiunge sempre qualcosa, con domande che sembrano superflue: “In sa gianna?” (sulla porta?). Oppure “In su friscu?”, che va bene d’estate, ma viene usata anche d’inverno, tanto si sa che è superflua.
Cosa che fanno anche gli inglesi, quando prendono l’ascensore e vogliono rompere il silenzio che si presume sempre imbarazzato. Le frasi sono di circostanza, di solito sul tempo atmosferico. “Good weather to day!” –“Indeed!”. Piccole cose, però assolvono a una funzione, dal momento che noi col tempo abbiamo perso la coda.
Nino Nonnis (Sa cavana [la roncola] di Aristan)
“«Buffa dimo», «E ite buffas?». Formula sarda per invitare a bere insieme. Che sostituisce il «come stai» e anticipa lo stiamo bene insieme.”
Da NON SOLO ABITUDINI – Editoriale di Nino Nonnis (Sa cavana [la roncola] di Aristan)