Bisogna pur vederla questa crisalide di lenzuola che affonda nel mare scuro. Un attimo in superficie come un fantasma. Diafana, minuscola Ofelia con gli occhi socchiusi e nemmeno due spiccioli per Caronte. Bisogna vedere le mani del padre che la consegnano al grembo delle acque, giù giù giù fino al fondo, a spolparsi nelle correnti. Bisogna vedere trecentoventi uomini come cerini umidi stipati in una bagnarola che borbotta e poi va, contro il buio verticale del cielo. I gemiti e le gole che maledicono: il silenzio. Undici anni, una madre e tre sorelle, la Siria, l’Egitto, l’inganno e il viaggio. Papà teneva in alto la sacca con l’insulina durante l’imbarco, troppo per un caporale al controllo. La noia della bestia cattiva fra i tremori delle bestie al naufragio. La sacca scagliata fra le vecchie chiglie del porto. Poi la traversata, la febbre il delirio la morte. La famiglia ha chiamato al telefono un imam lontano per decidere la forma dell’addio. Per sperare nella terra avrebbero dovuto confidare nei marinai assassini. Le mani che lavano il corpo. Poi il grembo dell’acqua. Volevano raggiungere i parenti in Germania e invece per lei è l’anonimato nelle cronache. Undici anni, migrante come tanti altri, diabetica. Giù giù giù, posata sulla sabbia come su un altro pianeta, come i tesori e gli esseri traslucidi e ciechi del fondo, aliena all’umanità è tutta l’umanità.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
COGLI L’ATTIMO
da Terraferma (2011) diretto da Emanuele Crialese