Quanta verità può osare l’uomo? Quanta ne può sopportare?
Per conoscere cosa sia la Morte sono andata fino a Rajasthan, in India.
Mi trovo ora in un luogo estremamente raffinato in stile moghul.
E’ questo il tempio di Karni Mata dedicato alla dea Kalì.
Seno di luna, lingua di sangue, gambe di vento: lei seduce e distrugge.
Con un laccio mozza teste e legami col mondo manifesto.
Coi colori attrae ogni cosa per condurla spietata nel suo nero eterno.
Mentre mi domando perché lei che è Devastazione sia così venerata,
lo zampettare sui miei piedi nudi mi mostra la realtà del tempio:
una moltitudine di ratti beve latte e divora zollette di zucchero tra il marmo bianco e l’arenaria rossa.
Sono questi i corpi nei quali si sono reincarnati i discendenti di Kali.
E tra questi roditori adorati i fedeli del tempio cercano estasi e beatitudine.
Nessuno può far del male né a loro né a qualsiasi altro essere vivente custode di anime.
Ogni tipo di violenza viene infatti punita in nome dell’armonia dell’universo.
Che è anche Kali devastatrice, nata così bella e spietata per sedurre e sconfiggere l’imbattibile demone Raktanija che tutto avrebbe divorato.
Kali distrugge tutto perché tutto rinasca.
Fa a pezzi l’individualità per alimentare il buio generatore del Cosmo.
Ecco perché qui amano Kali. Perché è fonte di vita.
E se non ho trovato tutta la verità accessibile all’uomo ho trovato la Regola.
E ancor di più il rispetto del senso della Regola stessa.
Vedo un topolino bianco. Gli induisti del tempio mi dicono che sono fortunata:
«E’ questa l’anima più pura di Kali. Essenza primordiale in cui tutto è possibile».
Virginia Saba
(Autostoppista ad Aristan)
COGLI L’ATTIMO
Karni Mata, il tempio dei topi di Deshnok. Un luogo unico al mondo dove a essere venerati sono i ratti nutriti con latte e dolci