LA COGNIZIONE FELICE DEL DOLORE


Editoriale del 3 agosto 2025

A vedermi non si direbbe, ma la mia esistenza ha diversi punti di criticità.

Per fare la rampa di scale che mi porta dal giardino sino a casa, devo camminare come un cane, a quattro zampe, tenendomi con le mani a ciascun gradino. In questo modo i dolori laceranti dello stomaco si attenuano e l’ingresso nella mia dimora mi è più agevole.

Stanotte, come capita sempre più spesso, nel percorrere quei tre passi che mi separano dal letto al bagno sono caduto rovinosamente ma sono stato abbastanza abile nel proteggere col braccio la mia testa. Per cui mi sono sfasciato omero e ginocchio, ma in compenso non sono morto.

Invece di maledire il creato ho ringraziato Iddio d’avermi tenuto in vita: avessi sbattuto allo spigolo della vasca il mio cervello sarebbe schizzato bellamente sulle piastrelle dando il suo bel da fare alla donna delle pulizie e suscitando qualche pianto in famiglia.  È andata bene, anzi, benissimo.

Dopo circa un’oretta ho avvertito un dolore fortissimo al braccio pesto, ma mi sono inalato mezza fialetta di fentanyl per naso e tutto è stato più tollerabile tanto che ho deciso di festeggiare bevendo una gazzosa.

Anche qui.

Non avendo più pancreas ed essendo insulino resistente non uso appunto insulina e pertanto devo fare a meno degli zuccheri. Quindi bevo sprite senza zucchero. Che però contiene aspartame il quale, come dice mio fratello, fa venire il cancro. Ma io il cancro ce l’ho già: che male ulteriore può quindi farmi l’aspartame?

Per digerire dovrei prendere un enzima che si chiama creonipe. Ma sono allergico e quindi ne faccio bellamente a meno.

In che modo?

Semplice.

Ogni giovedì vado a fare una seduta di ipnosi medica con Danilo Sirigu e ogni notte ascolto musica da camera mentre traduco dal greco. Stavolta ce l’ho con Origene: mi sto sollazzando con la sua “esortazione al martirio”.

Con questo mio metodo, vivo così in profonda beatitudine.

Devo naturalmente dire grazie anche al mio salvatore, san Tommaso Cocco da Tula, mago della terapia del dolore, che mi ha dato un cocktail a base di fentanyl: cerotto sul braccio e spray nasale per le urgenze.

Quando poi devo affrontare una giornata impegnativa – come percorrere un’ora di macchina, per esempio, o discutere con la burocrazia regionale per mezz’ora – vado in ospedale e mi sparo una bella fiala di fentanyl in vena. Le bizantine elucubrazioni del peggior burocrate mi paiono illuminanti come una canzone di Battiato, l’italiano sgrammaticato di qualunque politico mi sembra una pagina dei Promessi Sposi.

Ho una bisaccia robusta che mai mi abbandona. Metto i problemi dietro e le opportunità davanti: il mondo diventa così meraviglioso.

Quando qualcuno si lamenta di soffrire di chissà quale dolorino sono sinceramente preoccupato per lui.

Il problema del dolore, infatti, è quello di pensarci.

Se ci pensi soffri, se lo elimini dalla tua mente non esiste.

E guai a usare il fentanyl per piccole cose, per esempio per una normale nevralgia: se ne perderebbe l’effetto. Dolorucci da moment non ne prendo neppure in considerazione: per me letteralmente non esistono.

Il magico farmaco lo si deve assumere solo quando la sofferenza è talmente feroce da farti perdere la vista spingendoti a mordere le labbra per compensare un dolore con l’altro.

Io ormai ho sull’argomento una conoscenza elevatissima che mi consente di guardare in faccia il più aspro tormento e sfidarlo come Willy Kane a “mezzogiorno di fuoco”. Quando lo vedo davanti a me, armato sino ai denti,  sfodero la mia colt fentanyl anticipandolo di qualche frazione di secondo. Gli sparo dritto al cuore e lo faccio secco.

E così esisto.

Antonangelo Liori (Pastore di Aristan)

“Io ormai ho sull’argomento una conoscenza elevatissima che mi consente di guardare in faccia il più aspro tormento e sfidarlo come Willy Kane a “mezzogiorno di fuoco”. Quando lo vedo davanti a me, armato sino ai denti,  sfodero la mia colt fentanyl anticipandolo di qualche frazione di secondo. Gli sparo dritto al cuore e lo faccio secco. E così esisto.” Da LA COGNIZIONE FELICE DEL DOLORE – Editoriale di Antonangelo Liori (Pastore di Aristan)

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