Io non li capisco tutti questi che cianciano, che scrivono, tutti questi che decidono. Anche voi, mica vi capisco. Io per esempio, ho realizzato quanto fossero importanti per me le strade desolate a trentacinque anni suonati. Sì, proprio le vie sciolte dalla canicola feroce dove scivolano poche ombre come cani, uomini con il pattume appresso e donne sull’uscio, quando una macchina parte nel silenzio dei fringuelli oppure non parte. Sarà stato il giovane Montale o De Chirico o molto più probabilmente quella volta che da piccino ho scoperto in campeggio la gloria delle giostre, un sapore di ferro su mani e labbra, ma quando gli altri si strafogano di anguria e d’ombra. Rotolai sulla sabbia, ero felice, un principio desertico della bellezza. E ci sono arrivato, chiaramente, solo l’altro giorno, proprio, mentre cercavo il consolato iraniano su in collina, così. Allora mi son seduto su un gradino e ho aspettato con le montagne intorno. Poi Sardar, il soldato di guardia, mi ha detto di raggiungerlo in garitta e lì abbiamo parlato del calcio spagnolo e della famiglia e di quanto fosse merdoso il suo kalashnikov cinese. Voglio dire, un essere umano mi pare già troppo. Io non li capisco tutti questi che cianciano. Cioè sì, certo che capisco. Ma è tutto un trucco, una balla, il sopravvivere, la moltitudine, la necessità. Guardate lei, due giorni prima del consolato. Ci sto io dietro la macchina. Ma mica pensavo. Solo, in realtà, non mi son smosso di un millimetro dalla giostra. E nemmeno voi.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
ho realizzato quanto fossero importanti per me le strade desolate a trentacinque anni suonati. Sì, proprio le vie sciolte dalla canicola feroce dove scivolano poche ombre come cani, uomini con il pattume appresso e donne sull’uscio, quando una macchina parte nel silenzio dei fringuelli oppure non parte. (da UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA editoriale di Luca Foschi)