ANTONANGELO LIORI SU ALBO VALDES: Albo Valdes e tutto ciò che consola


Editoriale (bis) del 27 ottobre 2024

Albo sgranocchiava una foglia di sedano in attesa che il sugo bollisse.  

“Ho sempre sognato di vivere nel giardino di Epicuro per poter godere di tutto ciò che consola”, mi disse Albo.

“E cosa ci consola?”, ciò che è buono e quotidiano: “Il pane, il vino, la frutta, il sesso. Tutte cose buone e lievi che, essendo necessarie, sono anche indispensabili”!.

“essendo indispensabile il necessario benché non sempre ciò che è necessario è anche indispensabile”.

Sapere cosa ci possa consolare è impresa complessa. Etimologicamente parlando, infatti, consolazione significa stare insieme a qualcuno. “Cum solus”, e significa quindi che la consolazione è compagnia.

“è impossibile – disse infatti Albo – che sia consolata una persona sola. Ci si consola solo se non si è soli”.

Il mio pensiero andò immediatamente a quel capolavoro della letteratura di ogni tempo che è “la città del sole” di Tommaso Campanella quel filosofo calabrese che trascorse in carcere gran parte della sua vita per un anelito di libertà:

Io nacqui a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi, ipocrisia;

 carestie, guerre, pesti, invidia, inganno, /

 ingiustizia, lussuria, accidia, sdegno, /

 tutti a que’ tre gran mali sottostanno,

/ che nel cieco amor proprio, figlio degno /

 d’ignoranza, radice e fomento hanno.

“bolle”, gli dissi riferendomi al sugo.

Gettammo la pasta e nel giro di dodici minuti ci consolammo.

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