BOCCACCIO IN FONDO AL TUNNEL


Editoriale del 4 maggio 2021

La letteratura tiene lontana la morte. In sintesi, ecco il senso del Decameron e della sua tragica cornice. Se all’inizio della pandemia tutti citavano “La peste” di Camus e “I promessi sposi”, ora che ne stiamo uscendo (almeno sembra e si spera) sarebbe il momento giusto per leggere Boccaccio. Lontano dai banchi del liceo, il lettore anche colto tende a identificare il capolavoro della prosa italiana medievale con alcuni celebri racconti (i più divertenti e i più licenziosi) rimasti nella memoria di tutti. Trascurando il fatto che le cento novelle sono contenute all’interno di una narrazione che descrive la devastante epidemia di peste del 1348. I dieci giovani che abbandonano Firenze, per rifugiarsi a “novellare” in una villa sulle colline, rappresentano l’oasi salvifica di un’opera letteraria. Il giardino-eden che li accoglie è l’antidoto letterario al trionfo della Morte, perfetto rovesciamento ideologico degli affreschi dell’epoca (come quello ancora oggi visibile al Camposanto di Pisa), che esaltavano la severa vita monastica e condannavano alla dannazione la società cortese che si dilettava nei giardini. La migliore guida alla lettura del Decameron, che è un testo complesso e sfaccettato perché si prefigge di riflettere la complessità e le sfaccettature del reale, ce la offre Boccaccio stesso, se abbiamo la pazienza di leggere il proemio e la conclusione del libro. E soprattutto l’introduzione alla quarta giornata, con l’apologo delle donne papere che dimostra l’indole naturale della pulsione erotica e l’inutile schermo di un’educazione censoria. Sperimentale nella prosa quanto Dante lo è nella poesia, Boccaccio trova nell’adozione di registri diversi il suo modo di squadernare le infinite, molteplici varianti e possibilità del vivere umano. Il rapporto con i lettori (le donne come destinatarie dell’opera), l’intento dichiarato di offrire diletto, il duello alla distanza con Dante (cento novelle come cento sono i canti della Commedia), il rovesciamento polemico del sottotitolo (“Prencipe Galeotto” con citazione del V canto dell’Inferno) sono altri nodi fondamentali di questa varia e multiforme commedia umana da leggere o rileggere integralmente. Chi vincerà la pigrizia e i pregiudizi scolastici scoprirà un tesoro. In fondo al tunnel.

Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)

“Lontano dai banchi del liceo, il lettore anche colto tende a identificare il capolavoro della prosa italiana medievale con alcuni celebri racconti (i più divertenti e i più licenziosi) rimasti nella memoria di tutti.”
Da BOCCACCIO IN FONDO AL TUNNEL – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)

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