Probabilmente, da fumatore, uno che lentamente investe sul proprio disastro, dovrei chiudere il becco. Però che tristezza i tabaccai, specie quelli di periferia. Megamiliardario, Vincitutto, Doppiasfida, Turistapersempre, Pascià, Affari d’oro, Quadrifoglio, Flipper, Las Vegas, Sette e Mezzo: i gratta e vinci, pareti caleidoscopiche dietro il biscazziere gaudente, o forse solo fatto di coca. I volti gialli del fegato a ramengo e le chiome sminchiate delle vecchie che non si fanno la tinta dai tempi del matrimonio di un figlio sgarrupato, il pensionato savio e urbano che aggiunge classe e dopobarba Denim all’oblio proletario. In tutte queste mani sporche di polvere argentata un fremito, un’isteria. Mai che rispettino le file, cazzo. Poi ci sono le slot machines e ombre chine sul frullato di frutti o carte da gioco. Il lotto è vestito di tradizione, ma forse fa anche più danni. Qualche numero civico più in là, spesso, una sala scommesse con le pareti per schermare il peccato ed esalazioni di fiati di birra e truppaglie di giovinastri sul marciapiede. Attraverso le leggi, o la loro assenza, negli ultimi venti anni i governi hanno fatto dell’Italia un far west della speranza da due soldi, l’inferno degli iloti smidollati. Il nostro paese guida la classifica degli scommettitori europei. Nel continente il fatturato annuo è di 120 miliardi di euro. Taglio corto. Non so se provare disgusto o disperazione per questi individui alla deriva. La loro incapacità di costruire un destino attraverso il lavoro. Di certo il mio odio viscerale va alla classe politica che ha inventato, tollerato e ora assimilato questo gigantesco prelievo di denaro spremuto al popolo coglione. È inutile gioire o ridimensionare gli esiti dei processi. Ha vinto lui. Il bunga bunga lo abbiamo nel sangue. Quel poco che rimane.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
COGLI L’ATTIMO
da Così parlò Bellavista (1984) sceneggiato e diretto da Luciano De Crescenzo