L’aereo fa un brusca frenata prima del decollo. È il preludio beffardo di un’accelerazione prodigiosa. I passeggeri cincischiano con libri e giornali, e si affannano a silenziare ipod e cellulari. Ma ecco che i motori salgono di potenza, prima con uno spunto di assaggio, per qualche decina di metri, e poi al massimo della spinta. Parte la corsa senza fine, una specie di caduta libera in orizzontale. La più sofisticata e potente tecnologia mai prodotta dall’uomo prende possesso del corpo dei passeggeri. Hogan scintillanti e giubottini Moncler d’ordinanza, tutti pareggiati agli schienali come manichini, e dentro i vestiti stessa carne tremula e cuori palpitanti.
L’atto del decollo di un aereo a reazione è innanzitutto un’espulsione dal pianeta terra. Un atto violento che ci proietta in un orbita indefinita.
La linea di estrapolazione di un decollo è lo spazio interplanetario e questa è la dolce sensazione che lo accompagna: un esaltante senso di liberazione dalle beghe terrene.
Via dalla sala d’ospedale in attesa del referto.
Via dal tavolo del ristorante nel quale siamo rimasti soli.
Via dalla cassiera del museo che ha sgridato il mio piccolo mentre
sfogliava delicatamente il catalogo.
Via, via, via, ‘VIA DA OGNI LUOGO’!
Alessandro Chessa
(Econofisico di Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da I diavoli volanti (1939) diretto da A. Edward Sutherland con Stan Laurel e Oliver Hardy