Il lieto fine rende felice il pubblico e scontenta i critici. Siccome la realtà è tragica e la vita termina sempre con la morte, un finale a tarallucci e vino ingannerebbe gli spettatori, lisciandoli dalla parte del pelo con gusto ruffiano e melenso. Al contrario, un bel pugno terminale allo stomaco, svelando spietatamente lo strazio di esistere, ha il crisma della nobiltà. Il massimo elogio critico: “non concede niente allo spettatore”. Invece allo spettatore che, poveraccio, ha pagato il biglietto non sarebbe male concedere qualcosa. Trattasi di un pregiudizio snob e più kitsch di qualsiasi finale kitsch che fa arricciare il naso agli intellettualoni. “Love story” finisce male ed è una porcheria indigesta, “I promessi sposi” e “David Copperfield” finiscono bene e sono dei capolavori. Non è mica vero che tutto è bene quel che finisce male.
Fabio Canessa
COGLI L’ATTIMO
da Fight Club (1999) diretto da David Fincher, basato sull’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk, con Brad Pitt