Il tema dell’eutanasia suscita profonda emozione e polemiche laceranti sia nei cattolici che nei non credenti. I cattolici ritengono che Dio sia il padrone della nostra esistenza e non sia lecito, nemmeno al padrone del proprio corpo, mettere fine ad essa. È vero che qualche medico cattolico talvolta aiuta Dio, che ha tanto da fare, a staccare la spina! Certi medici argomentano che non è lecito che il medico aiuti un malato a morire poiché la “sua missione è aiutare a guarire secondo il giuramento di Ippocrate”. Altri, più concretamente, sostengono che oggi l’eutanasia non serve perché il medico dispone di farmaci efficaci contro tutte le sofferenze, anche le più insopportabili. Questo è vero nella stragrande maggioranza dei casi, ma vi è una piccola percentuale di malati terminali nei quali i farmaci non riescono a sopprimere il dolore, il senso di soffocamento, la nausea, il vomito incoercibile, la sete insopprimibile. A correggere l’incontinenza che degrada la dignità personale. Quando uno o più di questi sintomi persiste e diviene intollerabile è ragionevole che quel paziente, colpito da un male incurabile, che è già depresso all’idea di dover morire, di lasciare i propri cari, i progetti incompiuti, di perdere le sue cose materiali ed è terrorizzato che la sua condizione peggiorerà prima della fine, è ragionevole, ripeto, che quel paziente chieda di essere aiutato a morire. Le dotte disquisizioni sulla Sacralità della Vita riguardano la “vita” di questi infelici. Alcuni generosamente concedono che se qualcuno vuole proprio suicidarsi, lo faccia pure senza l’aiuto di altre persone e tanto meno del medico. Ma se certi riescono a togliersi la vita senza l’aiuto di nessuno, altri non possono farlo senza che qualcuno li assista. Pensate ai tetraplegici come Welby o Fabiano Antoniani, noto Fabo, o a quei vecchi malati terminali completamente soli perché sopravvissuti ai propri cari, parenti ed amici. Perché il medico? Egli è la persona più indicata ad aiutare questi pazienti, perché conosce più di chiunque altro se quel paziente ha un male veramente incurabile, sa quando e come morirà, sa trovare argomenti per scoraggiare una richiesta ingiustificata di eutanasia, ad esempio quando a chiederla è un paziente depresso. Il medico dispone di farmaci capaci di far morire velocemente e senza dolore, ne conosce l’efficacia e le eventuali interazioni con i farmaci già assunti dal paziente. Ovviamente, una legge sull’eutanasia dovrà rispettare la libera scelta di quei medici ad essa contrari. Ho già riferito che tanti anni fa un mio caro amico, Gian Franco Ferretti, professore di parassitologia della nostra università, mi chiese aiuto! Nonostante fosse inchiodato alla sedia a rotelle da una poliomielite che lo aveva colpito fin da bambino, Gian Franco era riuscito a rendersi completamente indipendente e aveva raggiunto nel lavoro scientifico, nell’insegnamento e nella vita, obiettivi conseguiti raramente da persone fisicamente sane. Purtroppo, un malaugurato incidente lo costrinse a dipendere dagli altri. Ferretti, militava nel Manifesto, non credeva che Dio fosse il padrone del nostro destino. Chiese aiuto perché non accettava una vita senza dignità.
“Mandiamo a morire in guerra giovani sani, sosteneva, nel mondo pratichiamo la pena di morte, al cinema e alla televisione godiamo nel vedere uccidere e ferire, torturare uomini e donne, ma siamo inorriditi all’idea che si possa offrire un atto compassionevole ad un malato terminale che vuole morire senza soffrire, con dignità.”
A Luras, un piccolo paese della Gallura, in Sardegna, c’è un museo che custodisce il martello di legno d’olivo con il quale “sa Femmina Accabbadora” finiva con un colpo secco e preciso il moribondo che soffriva troppo senza riuscire a morire. Quella primitiva eutanasia era un gesto di pietà nei confronti del moribondo e dei familiari, meno barbaro e ipocrita che lasciar morire di inedia Terry Schiavo in 15 giorni! O staccare la spina a Welby, aspettando che muoia soffocato.
Giovanni Nuvoli, di Alghero, malato di SLA, ha chiesto il distacco del respiratore. I carabinieri hanno fermato il medico che intendeva aiutarlo. Nuvoli è morto di sete.
Gianluigi Gessa (Neuroscienziato di Aristan)
“Ma se certi riescono a togliersi la vita senza l’aiuto di nessuno, altri non possono farlo senza che qualcuno li assista.” Da EUTANASIA – Editoriale di Gianluigi Gessa (Neuroscienziato di Aristan)