Fra le verità che la fiction si sforza di raccontare, quella più ardua è la Shoah. Eppure sono varie migliaia (contando anche i documentari) i film dedicati a questa tragedia, apparentemente irrappresentabile. Il problema è che la morte, lucidamente programmata, di sei milioni di persone va oltre la comprensione umana. Infatti le cifre dei morti veri sui manuali di storia non hanno mai fatto piangere nessuno, mentre per la morte del personaggio inventato di un film si sono versati spesso fiumi di lacrime. Per questo Steven Spielberg decise di macchiare il rigoroso bianco e nero del suo “Schindler’s list” con il colore rosso del cappottino di una bambina che viene notata dal protagonista in mezzo allo sterminio del ghetto di Cracovia e poi ritrovata cadavere su una carretta. Per dimostrare come sia necessario attrarre lo sguardo dello spettatore su un singolo personaggio con il quale ci si identifichi emotivamente, in modo da poterci commuovere per l’enormità di un crimine che, se comunicato solo con le grandi cifre delle vittime, provoca certo indignazione intellettuale, ma difficilmente susciterà quella robusta presa di coscienza che segna, in quella pellicola, anche la decisione del protagonista di passare all’azione. L’occhio di Schindler diventa così quello della macchina da presa e dunque dello spettatore, che segue la fuga vana della bambina fino al suo tragico esito. Scegliere un solo individuo come vittima esemplare, rappresentativa della totalità delle vittime, mette bene in evidenza il meccanismo di ogni narrazione cinematografica, che racconta una storia per raccontare la Storia e tentare di rendere immaginabile l’inimmaginabile. Perché lo scopo del cinema, in una tale operazione, fra regole di mercato e tensione morale, è quello di emozionare attraverso l’immaginazione. Come sintetizza Wislawa Szymborska in una sua splendida poesia: “Quattro miliardi di uomini su questa terra,/ ma la mia immaginazione è uguale a prima./ Se la cava male con i grandi numeri./ Continua a commuoverla la singolarità.”
Fabio Canessa
(preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da Schindler’s List (1993) diretto da Steven Spielberg, interpretato da Ben Kingsley, Ralph Fiennes, Liam Neeson, Jonathan Sagalle