IL DIVINO AI TEMPI DEL 3D


Editoriale del 22 aprile 2014

Sarà il clima di novità e freschezza portato nella Chiesa da papa Francesco ad aver scosso l’immaginario cinematografico religioso? I film presenti in sala nella settimana di Pasqua affrontano il tema della fede in modo eterogeneo ma irrisolto, come se i registi non riuscissero più a mettere a fuoco l’approccio col divino. E’ vero che ogni giovanotto avrà pane per i suoi denti e ogni vecchietto per la sua dentiera, e anche che, come dice il truce Margutte del poema del Pulci, “la fede è come l’uomo se l’arreca”, ma si resta un po’ spaesati dal “Noah” di un Darren Aronofsky non si sa se intimidito o insuperbito dall’impresa di raccontare il diluvio universale in 3D: un prodotto ambizioso ma statico, incapace di imprimere alla narrazione un ritmo incalzante o un respiro epico, tantomeno un brivido metafisico, afflitto da una superficialità kitsch che oscilla tra la bella impaginazione di immagini artificiose e la pacchiana messinscena di sequenze fragorose ma di scarso coinvolgimento emotivo. Dovremmo rimanere a bocca aperta per lo stupore, invece la bocca ce la ritroviamo aperta da tanti sbadigli. Si esce delusi anche da “Transcendence”, con Johnny Depp che muore e risorge in dimensione virtuale, ridà la vista ai ciechi e resuscita i morti, collegando la mente umana con la rete informatica: è un messia digitale o una minaccia diabolica che distrugge l’umanità per sostituirla artificialmente? Il dilemma è affascinante, ma il film no, perché l’esordiente Wally Pfister imbastisce uno spettacolo algido e monotono, fiacco sia come fantathriller che come apologo su apocalittici e integrati. Più sincero il santino di un Enrico Berlinguer cristologico, omaggiato, nel trentennale della morte, da Walter Veltroni in “Quando c’era Berlinguer” con tanto di passione (l’ultimo straziante comizio) e accorata ricostruzione storico-affettiva, per celebrare l’anima nostalgica del PD, incorniciando, ora che c’è Renzi, il più nobile ritratto dell’album di famiglia della sinistra che i giovani sembrano aver dimenticato. Alle sbandate della fede nell’ecologismo di Noè, nei prodigi del Dio Internet e nella politica del rosso antico preferiamo allora quella, più vitale e meno velleitaria, nel supereroe Spiderman. Almeno non pretende di discettare sui massimi sistemi, non ci affligge con la noia e garantisce un intrattenimento avvincente. In attesa di un nuovo Bergman o di un altro Tarkowski, attrezzati dello spessore culturale e poetico necessario per lamentare il silenzio di Dio o sondare la vertigine dell’assoluto, meglio sfrecciare tra i grattacieli di New York appesi a una ragnatela.

Fabio Canessa
preside del Quijote, Liceo Olistico di Aristan

COGLI L’ATTIMO

 

da Il Vangelo secondo Matteo (1964) di Pier Paolo Pasolini

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