IL DUELLO


Editoriale del 04 ottobre 2016

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Non riuscivo a capire perché il remake de “I magnifici sette” non mi avesse convinto. Poi ho visto i duelli televisivi sul referendum tra Renzi e Travaglio e tra Renzi e Zagrebelsky e la questione si è chiarita: i nostri tempi non sono adatti all’epica, perché i duellanti si muovono su piani diversi. Come se uno combattesse con la pistola e l’altro con un coltello, anzi come se i due si trovassero in luoghi diversi senza potersi colpire: in ognuno dei due luoghi, i duellanti si comportano da campioni, ma non entrano mai davvero in comunicazione tra loro: Travaglio non riusciva neanche a guardare Renzi e con Zagrebelsky era la discussione a svolgersi su rette parallele destinate a non incontrarsi mai. Così uno colpisce tutte le bottiglie del saloon, l’altro ammazza i cavalli dell’intera scuderia, però è impossibile stabilire chi sia il vincitore, a meno che non siamo già pregiudizialmente fan o nemici dell’uno o dell’altro. Se non fossimo tutti, me compreso, pregiudizialmente antipatizzanti di Trump, il discorso varrebbe forse anche per i duelli con la Clinton nelle elezioni americane. Hai voglia a tentare di rilanciare il western con un solido kolossal convenzionale: il genere ha perso la freschezza di un tempo perché oggi lo scontro non è tra due cowboy dal grilletto veloce, ma tra il venditore di pozioni che arriva col suo calesse e il bibliotecario del villaggio: il primo prova a convincerci con la loquela dell’imbonitore da fiera, l’altro ha il tono del saggio che rischia di inciampare perché guarda troppo in alto. Quale dei due potrebbe decretare vincitore un osservatore spassionato e spregiudicato? Quale western potrebbe escogitare per appassionare gli spettatori un regista che respira l’aria di una società tanto sfilacciata? Così, vedendo i talk show con Renzi (al quale va dato atto di non sottrarsi ai duelli anche più tosti), non ho ancora deciso se voterò sì o no al referendum sulla Costituzione, ma ho finalmente capito perché il western è un genere che non funziona più.

Fabio Canessa
(preside del liceo olistico “Quijote”)


Hai voglia a tentare di rilanciare il western con un solido kolossal convenzionale: il genere ha perso la freschezza di un tempo perché oggi lo scontro non è tra due cowboy dal grilletto veloce, ma tra il venditore di pozioni che arriva col suo calesse e il bibliotecario del villaggio
(da IL DUELLO editoriale di Fabio Canessa)
C’erano una volta i duelli – da C’era una volta il West (1968) diretto da Sergio Leone. Con Claudia Cardinale, Henry Fonda, Jason Robards e Charles Bronson

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