IL LUOGO DEL DUENDE


Editoriale del 16 dicembre 2020

Che cos’è il duende? E chi lo possiede? Federico Garcìa Lorca, poeta, fucilato nel 1936 dalla polizia franchista, lo spiegò, riscuotendo grande successo, nel 1933. È quel non so che posseduto dai grandi artisti, quella forza misteriosa che emana lo spirito della Terra e si può sentire ma non si riesce a spiegare, quella cosa che ogni musicista, poeta e pittore vorrebbe per sé, e che i sommi ballerini, come Rudolf Nureyev, sanno mostrare nei loro movimenti. Non è una musa, non è una forza demoniaca, è qualcosa che si impossessa del corpo, ma che sta già dentro esso, nelle più recondite stanze dello scheletro e del sangue. È, dice Garcia Lorca, un “angelo che abbaglia, che vola oltre la testa dell’uomo, è al di sopra, dirama la sua grazia e l’uomo, senza sforzo alcuno, realizza la propria opera, la propria simpatia o la propria danza”. Per cercarlo “non v’è mappa né esercizio. Si sa soltanto che brucia il sangue come un topico di vetri, che prosciuga, che respinge tutta la dolce geometria appresa, che rompe gli stili, che fa sì che Goya, maestro nei grigi, negli argenti e nei rosa della migliore pittura inglese, dipinga con le ginocchia e i pugni in orribili neri di bitume”. “Il sopraggiungere del duende”, conclude, presuppone sempre un cambiamento radicale di ogni forma rispetto a vecchi piani, dà sensazioni di freschezza del tutto inedite, di miracolo, che produce un entusiasmo quasi religioso”. Ancor oggi non sappiamo cos’è e da dove viene, ma stiamo cominciando a capire quando si sprigiona. Nel 1977, con i suoi famosi esperimenti, Benjamin Libet ha stabilito che la nostra coscienza e la nostra volontà si mettono in moto almeno mezzo secondo dopo che il cervello comincia ad agire. Dunque, noi cominciamo a volere prima di rendercene conto: i nostri processi cerebrali decidono di scegliere cosa fare e di avviare il movimento prima che il soggetto sia cosciente d’averlo fatto. Questi risultati crearono sconcerto e in seguito a essi fu messa in discussione l’esistenza del libero arbitrio. Le cose, però, non stanno così: oggi iniziamo a renderci conto che la coscienza è tutt’altro che istantanea, è un qualcosa di articolato, complesso e prolungato, e che ne fa parte quella che viene chiamata, non a caso, “coscienza anoetica”, che è una forma di esperienza non riflessiva e non ancora consapevole. Il duende di Garcia Lorca, l’angelo custode degli artisti e degli scienziati, di tutti coloro che creano, inventano e innovano, abita lì, in quel mezzo secondo di ebbrezza e di apparente inconsapevolezza.

Silvano Tagliagambe (Iconologo di Aristan)

“Il duende di Garcia Lorca, l’angelo custode degli artisti e degli scienziati, di tutti coloro che creano, inventano e innovano, abita lì, in quel mezzo secondo di ebbrezza e di apparente inconsapevolezza.”
Da IL LUOGO DEL DUENDE – Editoriale di Silvano Tagliagambe (Iconologo di Aristan)

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