IL TRADIMENTO DEI CHIERICI


Editoriale del 19 ottobre 2021

È finito prima dl cominciare il processo sulla morte di Giulio Regeni. Annullato perché non c’era nessuno né come imputato né come testimone. Del resto sarebbe stato assurdo che le autorità egiziane, che hanno sempre ostacolato e depistato le indagini, fornissero qualche accusato. L’assenza più dolorosa e deplorevole è stata però quella dei docenti di Scienze Sociali dell’Università di Cambridge che hanno assegnato a Giulio Regeni un dottorato di ricerca ad altissimo rischio. Anche un cretino capisce che mandare un giovane ricercatore al Cairo a fare interviste sul ruolo e l’autonomia dei sindacati in giro per un paese poco democratico come l’Egitto è un’idea sciagurata. A maggior ragione dovrebbe saperlo bene un professore di Cambridge. Pare inoltre che Regeni, in uno scambio di mail con la sua relatrice Maha Mahfouz Abdel Rahman, avesse sollevato dubbi sull’opportunità di una ricerca così pericolosa. Nel suo film “Cammina cammina” Ermanno Olmi se la prese coi Re Magi: diceva che non avrebbero dovuto limitarsi a tacere con Erode, ma sarebbe stato loro dovere darsi da fare per difendere il bambino Gesù. Invece, dopo i famosi doni, se ne tornarono a casa loro zitti e buoni: per viltà o per indifferenza, poco cambia. Era una polemica contro gli intellettuali, che dovrebbero essere in prima fila per la giustizia e la verità, anziché rifugiarsi nella torre d’avorio di una sapienza inerte. Senza pretendere che la professoressa Rahman, peraltro di origine egiziana, seguisse le tracce del suo studente Regeni al Cairo e chiedesse ragione al suo paese di un delitto così infame, sarebbe bastato che da Cambridge si fosse mosso qualcuno per venire a Roma, presenziare al processo e pronunciare poche parole. Di rimorso, per sentirsi corresponsabile di aver affidato un incarico così pericoloso con estrema leggerezza. O semplicemente di dolore, per l’omicidio attraverso atroci torture di un suo studente ventottenne. Invece da Cambridge svicolano, nell’assenza e nel silenzio.

Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)

“Sarebbe bastato che da Cambridge si fosse mosso qualcuno per venire a Roma, presenziare al processo e pronunciare poche parole.”
Da IL TRADIMENTO DEI CHIERICI – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)

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