Insomma non cago da quattro giorni, dico, manco digerita la sbobba di Natale che già stavo zompando sull’aereo, Roma, Istanbul e poi la notte del 25 un bus che mi ha portato in 20 ore a Suruç , davanti alla frontiera con la Siria e Kobane, la cittadinella curda assediata dallo Stato Islamico. Per di più ho una febbriciattola strisciante e mal di gola e reni, sto un cesso, ma appena arrivo al centro culturale di Suruç dove stanno gli amici curdi ecco che mi spostano subito a Mahassar, case sputate sul confine, e vedo fuochi accesi nella campagna gelida e persone che ballano intorno e cantano la resistenza, dico, festanti, marmitte piene di riso e tè a non finire e tamburi pure, il senso è che lo fanno sul grugno di tutti, mozzacapoccia, i turchi che li detestano e in fondo anche gli occidentali che li hanno usati e li usano ancora ma li scacceranno diplomaticamente come mosche una volta che il bordello s’è sedato. E mica solo loro, gli autoctoni! Comunisti, anarchici, volontarissimi anticapitalistissimi dalle americhe e dalle asie e da tutte le europe per tifare e aiutare, giocolieri, clown, avvocati, sbandati, e tutti a farsi samaritani a suon di spettacoli e pasti caldi e coperte e raccolte fondi e medicine, non sai se commuoverti, esultare o piangere per la sorte di sti cristi velleitari, e poi gli avvoltoi dei media, io pure, e stitico per giunta e febbricitante che fumo come un turco maledetto, tutto questo l’ho capito dopo, dico, ma lì appena arrivato a Mahassar ad un tratto boom un F-16 amerigano ti sgancia una bomba sui mozzacapoccia, uno sbuffo, un enorme ricciolo di fuoco e tutti s’azzittiscono, si corre a vedere, in silenzio, si contempla e mentre tutti guardano Kobane io mi appiccico alla mezzaluna pura nel cielo terso e sto in deliquio, mezzo morto, smascellato, una luna proprio gagliarda a pensarci ora che dopo quattro giorni ho cavato il reportage ma nemmeno un grammo di santissima merda e quindi ho chiesto al farmacista volontario che raccoglie cataplasmi per i rifugiati ecco, sì, quattro giorni che non la faccio, la cena di natale e i Kebab lungo la strada amico, un inferno. E allora lui mi porta tre robe, una pasticca omeopatica che funziona in sei ore, un intruglio minaccioso che mi spedisce alla turca lurida in due, e poi, il bastardo, una pera con tubo da infilarmi nel didietro, la carogna, manco rideva, il farmacista curdo. Comunque, ho scelto quella di mezzo e le due ore stanno per scattare. Poi vi dico. Ammazza le esplosioni. Ma quella luna, quella luna era proprio gagliarda.
Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)
COGLI L’ATTIMO
da un Carosello del 1976 con Ric e Gian