Della televisione, dovendo scegliere, salverei la pubblicità. Decenni di occasioni imperdibili per correre al bagno, per addentare un panino improvvisato mentre lo schermo si riempiva brutalmente di impiegati dai denti bianchissimi e donne intente a dialogare con le proprie ascelle. Decenni di trasgressioni e corpi nudi per vendere caffè, ciambelle, automobili. E tutti a discutere del berlusconismo, del corpo delle donne, del capitalismo dei sentimenti. Poi la svolta. Ragazze di buone famiglie metal che si struccano di nascosto e corrono via in bicicletta con biondini eterei, inseguite da genitori indiavolati. Famiglie perfette distrutte da asteroidi. Ancora effetti speciali, sì, ma a minacciare la tradizione, a fare confusione nella guerra tra bene e male. E poi il neorealismo. Assorbenti. “In questo spot le ragazze hanno realmente il ciclo”. Battilo. Metapubblicità. I film, i talk show e le tribune elettorali stanno diventando una insopportabile interruzione della realtà, una finzione inaccettabile e posticcia. Datemi la réclame, ditemi la verità, e non mi muovo più dal divano.
Eva Garau (Precaria di Aristan)
I film, i talk show e le tribune elettorali stanno diventando una insopportabile interruzione della realtà, una finzione inaccettabile e posticcia. Datemi la réclame, ditemi la verità (da LA REALTA’ INTERROTTA, editoriale di Eva Garau)
da un Carosello del 1964