Salmo 226 FEDELI IMMAGINARI A SBARRAMENTO


Editoriale del 1 febbraio 2020

«Mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse…»:

Come i discepoli che qualche giorno prima allontanavano i bambini, questi altri pensano di essere tanto vicini al maestro da poter parlare in nome suo. Più portaborse che discepoli, già si immaginano coinvolti in affari più importanti: sono infatti alla vigilia dell’arrivo a Gerusalemme, e sta per scattare l’ora X in cui si vedrà chi nel regno sarà a destra e chi a sinistra …

«… ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!»

Come ogni escluso, il cieco può soltanto gridare più forte, e solo così il suo grido supera la barriera dei fedelissimi, ai quali Gesù gioca davvero un brutto scherzo: fa dire loro il contrario. Superata la brutta figura, i portaborse diventano discepoli, e il cambiamento diventa non infedeltà, ma grazia e verità più grande: non solo chiamano il cieco, ma anche lo incoraggiano.

Sia sempre, Signore, il grido degli esclusi

più forte

di ogni sbarramento di fedeli immaginari

 

Antonio Pinna

Salmista ad Aristan

 

Superata la brutta figura, i portaborse diventano discepoli, e il cambiamento diventa non infedeltà, ma grazia e verità più grande (da Salmo 226 FEDELI IMMAGINARI A SBARRAMENTO – Editoriale di Antonio Pinna)

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