Come ogni giorno, anche ieri, Koda ed io passeggiavamo ad Oz Park, nel quartiere di Lincoln Park a Chicago.
Un parco come tutti gli altri, non fosse che, essendo dedicato alla storia del Mago di Oz, tra suoi viali vi sono le statue dei suoi personaggi: Dorothy con le sue scarpe rosse, il cagnolino Totò, il leone senza coraggio, l’uomo di latta privo di un cuore e lo spaventapasseri in cerca di un cervello.
Koda, il mio giovane amico, un bassotto con la sindrome di Napoleone, giocava e correva con un paio di cani, molto più grandi di lui. Ad un certo punto, una ragazza si avvicina con un Labradoodle, cane nato dall’incrocio tra un Labrador ed un barboncino, molto in voga negli Usa.
I cani iniziano a fare i cani. Si annusano nelle parti intime come a chiedere le generalità del nuovo amico. Iniziano le posture di invito al gioco e poi via, liscio come l’olio, iniziano a giocare.
Anche noi padroni iniziamo a fare i padroni e, non potendo odorare le parti intime reciproche e nemmeno quelle dei cani, iniziamo con le solite frasi e domande: “ma che bel cane, come si chiama?” “ma che simpatico, quanti anni ha?”, e poi rivolgendomi alla giovane padrona del Labradoodle, le chiedo “Che bello…è un maschio o una femmina?”. Lei mi guarda, fa una pausa teatrale piena di autocompiacimento, e mi risponde “Non è importante”.
Rimango basita. Persino Koda mi fissa, incredulo, sia per la mia inutile domanda, visto che lui sapeva benissimo il sesso del Labradoodle, sia per la surreale risposta: “Non è importante”.
Improvvisamente sento i pensieri di Koda: “Ma cosa dice? Certo che È importante. È dannatamente importante. Per il mio mondo è fondamentale se “puzzi” di maschio o di femmina, se sei castrato o sei intero, se sei in calore o se sprizzi testosterone da ogni poro. A noi non basta che alterniate ogni giorno un collare azzurro, uno rosa o uno arcobaleno per farci sentire gender-fluid. La vostra libertà (sacrosanta ed imprescindibile) di scegliere l’identità sessuale che volete, a noi non interessa. Per noi la questione è maledettamente semplice, ma altrettanto importante”. Sagge parole del mio piccolo grande Koda a cui avrei solo aggiunto che, fra l’altro, il punto centrale dell’identità di genere è che non spetta agli altri decidere. È una scelta dell’individuo. Ciò significa che, paradossalmente, la gentile ragazza non ha alcun diritto di “identificare” il suo cane come gender-fluid. Il cane è gender-fluid solo se è il cane stesso a dirlo, e Koda mi ha assicurato che il Labradoodle, non ha mai fatto coming out.
Avrei voluto dirle tutto ciò, ma ho semplicemente sorriso a Koda ed annuito sconsolata alla ragazza. Ad ascoltare i nostri discorsi e i nostri pensieri, in fondo al viale, ci guardava la statua dello spaventapasseri del Mago di Oz e per un istante, mi è sembrato di vederlo sorridere.
Forse per una volta, non si è sentito l’unico a non possedere un cervello.
Monica Mazzotto (Biofila di Aristan)
“Ciò significa che, paradossalmente, la gentile ragazza non ha alcun diritto di “identificare” il suo cane come gender-fluid. Il cane è gender-fluid solo se è il cane stesso a dirlo, e Koda mi ha assicurato che il Labradoodle, non ha mai fatto coming out.” Da LO SPAVENTAPASSERI NEL PARCO – Editoriale di Monica Mazzotto (Biofila di Aristan)