Di recente, mangiucchiata da scarafaggi e pesciolini d’argento, ho trovato la memoria dell’Accademico Perduto Gino Melozzo; depositata in Archivio nel 1890.
Rimasto orfano all’età di cinque anni, Gino andò a vivere con una prozia, governante nella casa del Conte Pilo. Il vecchio nobile, vedovo e senza figli, passava tutto il suo tempo in biblioteca, infastidito dalle numerose mosche provenienti dal vicino pollaio (Pilo mangiava solo uova). Un pomeriggio di luglio vide il piccolo Gino tra le galline: acchiappava mosche. Apprezzandone la prodigiosa abilità il conte lo invitò a proseguire l’attività in biblioteca e, impressionato dagli eccellenti risultati, rese permanente l’incarico di “acchiappamosche”. Un giorno Gino vide l’illustrazione di un insetto su un libro lasciato aperto sul tavolo e così cominciò ad affiancare alla passione per le mosche quella per i libri. Notando quell’interesse, ed essendosi affezionato al bambino, il conte decise di insegnargli a leggere e poi a studiare. Per Gino si spalancarono le porte di un mondo sconfinato e meraviglioso che, esplorato con passione, lo portò alla laurea, alla cattedra di Entomologia e alla notorietà scientifica in mezza Europa.
Insieme alla memoria, Gino Melozzo depositò una donazione: una preziosa mosca in filigrana d’oro; simbolo del valore di una passione infantile capace di forgiare una vita.
Carlo M.G. Pettinau
(Archivista dell’Oblio)
COGLI L’ATTIMO
da Il signore delle mosche (1963) diretto da Peter Brook, ispirato all’omonimo romanzo di William Golding