PRIMAVERA ARISTAN


Editoriale del 5 agosto 2013

“Misera non t’affliggere troppo nel cuore! Nessuno contro il destino potrà gettarmi nell’Ade, ma la Moira, ti dico, non c’è uomo che possa evitarla, sia valoroso o vile, dal momento ch’è nato”. Ma pensate davvero che non si stesse cagando negli schinieri Ettore illustre?! Tutto ganzo con Andromaca, ma poi, tre giri intorno alle porte Scee prima d’affrontare la furia stronza e divina d’Achille. Nelle severe dicotomie della coralità omerica Ettore è la gloria luminosa del dovere e della sconfitta. È la tragedia contro il solipsismo del Pelide. Va alla guerra “per te che qualche acheo chitone di bronzo, trascinerà via piangente, libero giorno togliendoti”. Il suo sangue è versato, il suo corpo è umiliato dalla polvere e dalle fauci dei cani per la libertà del popolo, riflesso nel petto odoroso di Andromaca, nel pianto del piccolo Astianatte, spaurito dalle vestigia bellicose del padre. Il piccolo, “simile a vaga stella”, aveva capito tutto, la bellezza e l’orrore del vivere. Questo rende Ettore immortale, essere forma perfetta dell’esistenza cannibale che azzanna il cuore coraggioso. Il vostro corrispondente di guerra atterrerà il 6 agosto a Beirut. Fra i suoi contatti non ha la Moira. Fra i suoi strumenti non ha la spada. È un povero burattino, non fa che replicare l’eternità.

Luca Foschi
(Inviato di guerra da Aristan\ Aristan’s war correspondent)

COGLI L’ATTIMO

 

Sidun (1984) di Fabrizio De Andrè versione live

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