«Perché ti canti alleluia nel male, o spaccone,
devoto di dio a tempo pieno?
Minacce si inventa la tua lingua,
come coltello affilato, artista di complotti!
Più del bene il male tu ami,
vanterie più che dire giustizia.
Parole a divorare tu ami,
lingua d’imbroglio!» (Salmo 52,1-6)
Di fronte a questo salmo di più di duemila anni fa, anche sant’Agostino ha pensato che sarebbe stato sempre di attualità, e ha parlato perciò di profezia. Facile profezia, a dir il vero, se consideriamo la storia umana, piena di inviati divini convinti di “cambiare” il mondo, dimentichi però di non avere essi lo scontrino di acquisto.
Sperando che sia facile profezia anche il seguito, quando l’antico salmista prevede che, resistendo quanto basta, gli spacconi scompariranno, mentre
«i giusti vedranno e avranno timore
e di lui rideranno»,
ed egli stesso si vede
«olivo verdeggiante nella casa di Dio,
confidando nella fedeltà di Dio,
in eterno e per sempre» (Salmo 52,8.10).
Come resistere, dunque, almeno quattro anni?
Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)
“Perché ti canti alleluia nel male, o spaccone,
devoto di dio a tempo pieno?”
Da Salmo 486 DI IERI O DI OGGI? – Editoriale di Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)