Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!».
Gesù si fa riconoscere non parlando di sé, ma parlando di lei. Pronunciando non il proprio nome, ma il nome di lei.
Andrò a prenderlo. Mariàm! Rabbunì! Dire e dare tutto di sé solo dicendo l’altro. Il nome dell’altro.
Il linguaggio del nome, del darsi e del farsi prendere: Profumo che si spande è il tuo nome (Cantico 1,3).
Andrò a prenderlo. Mariàm! Rabbunì! Scambio di nomi, dono di sé. Profumo dei vivi.
Molto più prezioso del profumo dei morti, che Maria, negli altri vangeli, pensa di offrire.
Questo profumo, nel linguaggio del nome, Maria lo riceve per prima, riportata lei stessa alla vita.
Non se lo aspettava, lei che cercava ed è trovata.
Ma vi corrisponde da discepola amata e amante.
Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro:
“Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Gesù non rin-nega un abbraccio in realtà già offerto e accettato, nella reciproca ri-consegna dei nomi.
Al contrario, lo toglie al passato, per renderlo sempre goduto e fecondo.
Abbraccio che trova il suo spazio e il suo tempo, danza d’amore, perché si riconosce ritmo e respiro dell’abbraccio che ne è all’origine, l’abbraccio del Padre.
But touch my tears with your lips
Touch my world with your fingertips
And we can have forever
And we can love forever
Antonio Pinna
(salmista di Aristan)
But touch my tears with your lips / Touch my world with your fingertips / And we can have forever / And we can love forever (da SALMO 27 – ABBRACCIO CHE RESTA editoriale di Antonio Pinna)
Who wants to live forever live at Wembley Stadium (1986) nell’esecuzione dei Queen
