Forse fuori moda. Forse legati ad un tempo in cui l’uomo cercava ancora un dialogo con la natura. Forse pieni più del loro passato che del palo che li tiene su, gli spaventapasseri hanno sempre avuto un non so che di romantico. Soldati statici, abbandonati in mezzo a campi che difendono, senza essere mai stanchi. Il vero spaventapasseri non si siede mai. Non mi riferisco a quelli fatti con le carcasse di cornacchie, uccise barbaramente ed esposte in un “memento mori” volto a minacciare, spesso vanamente, gli uccelli. Parlo proprio di quegli omoni fatti di stracci vecchi, che, come dei fenicotteri, rimangono immobili su di una gamba sola, spesso l’unica che hanno. Sono giganti buoni, innocui, che nessuno però vuole avvicinare. La loro solitudine è la vittoria del contadino. La loro cattiva fama, la devono a noi. Il loro lavoro è più facile nelle zone dove abbonda la caccia e dove gli uccelli li temono maggiormente. Come consumati prestigiatori, sanno che devono rinnovare lo spettacolo, altrimenti il pubblico di astuti pennuti capisce i trucchi e smette di temerli. Ogni tanto un cappello nuovo o una nuova posa ed eccoli pronti a tornare in scena, sempre puntuali, mai indolenti. Perché i veri spaventapasseri, quelli di paglia e cuore, non disertano mai.
Monica Mazzotto
(Biofila di Aristan)
COGLI L’ATTIMO
da Il mago di Oz (1939) diretto da Victor Fleming, con Judy Garland