Questa storia mi è stata raccontata da un mio giovane allievo, farmacologo-psichiatra, non credente nel diavolo. La vicenda si è svolta durante la sua sostituzione come medico di famiglia in una cittadina della Sardegna.
Una donna di 48 anni si presentò allo studio del medico, lamentando di essere tormentata ogni notte dal diavolo, che descriveva come un caprone peloso con corna e coda, intento a possederla.
La donna si era già rivolta, nell’ordine, a:
– Una guaritrice (Irene Spiga), che aveva tentato senza successo la “medicina dell’occhio” e antiche preghiere sarde contro il malocchio.
– La dottoressa Gabriella Mereu, che praticava (e pratica tuttora) la sua “terapia erotica”, basata su un rituale di parole oscene e l’inserimento di medagliette di madonne o sante nelle parti intime femminili.
– Il parroco, che aveva recitato le più potenti preghiere di liberazione senza successo e aveva infine indirizzato l’indemoniata all’esorcista diocesano.
Data la lunga lista d’attesa per l’esorcismo, la donna decise di rivolgersi al giovane farmacologo-psichiatra. Questi diagnosticò un disturbo psicogeno o di conversione con delirio e allucinazioni e trattò la donna con la clozapina, un potente antipsicotico indicato nei casi resistenti agli altri farmaci della stessa categoria.
Dopo due settimane di trattamento, la paziente riferì al medico: “Dottore, questo farmaco sta facendo miracoli! Il diavolo ha perso i peli!”. Dopo tre settimane, quel povero diavolo aveva perso anche la coda e le corna. E dopo un mese, il caprone era scomparso del tutto!
L’esorcista, venuto a conoscenza della guarigione, commentò: “È il primo caso di un farmaco che ha modificato le caratteristiche fisiognomiche del diavolo!”. Il commento dello psichiatra fu meno esoterico: “Il farmaco ha modificato le proprietà percettive della paziente. Come la bellezza è negli occhi di chi guarda, così la bruttezza del diavolo è nel cervello di chi delira”.
I peli del diavolo hanno una storia venerabile nella demonologia. Dante e Virgilio, nella Divina Commedia, lasciano il mondo infernale aggrappandosi ai peli di Lucifero! Nella diatriba se il diavolo sia simbolo o persona, la presenza di peli è in accordo con la tesi di Padre Francesco Bemonte, Presidente dell’Associazione Internazionale Esorcisti, che difende la natura fisica e personale del diavolo, e con la risoluzione del Concilio Lateranense dell’anno 1215, che ha conferito alla credenza della natura fisica del diavolo lo stato di dogma, al quale il credente deve aderire. Contro la tesi di Bemonte e il dogma lateranense, Padre Susa Abascal, Preposito Generale della Compagia di Gesù sostiene che il diavolo sia solamente il simbolo del male. Il famoso esorcista Amorth, in difesa del suo mestiere, ha definito la tesi di Susa Abascal ”grave e disorientante “.
Gianluigi Gessa (Neuroscienziato di Aristan)
“Una donna di 48 anni si presentò allo studio del medico, lamentando di essere tormentata ogni notte dal diavolo, che descriveva come un caprone peloso con corna e coda, intento a possederla.” Da STORIA DI UNA DONNA LIBERATA DAL DEMONIO CON UN FARMACO ANTIPSICOTICO – Editoriale di Gianluigi Gessa (Neuroscienziato di Aristan)