AGITARSI IN UNA MAIONESE IMPAZZITA E FAR FINTA DI ESSERE SANI


Editoriale del 12 marzo 2025

“Far finta di essere sani”: così cantava il grande Giorgio Gaber nel 1973/74. E cos’altro potremmo fare in un mondo che assomiglia sempre più a una maionese impazzita in cui ci agitiamo, faticando a trovare uno scopo che dia un senso alla storia di ciascuno di noi. Questa realtà malata qualcuno pensa di poterla guarire agendo sul linguaggio per “curarlo” e tornare a chiamare le cose con il loro nome, senza falsi pudori ed eufemismi. Questa è la proposta, ad esempio, del presidente dell’Argentina Javier Milei, il quale in un decreto del 14 gennaio, relativo ai criteri per la valutazione delle disabilità psico-fisiche per l’assegnazione di pensioni di invalidità, ha ingiunto di definire idiote, imbecilli o deboli di mente le persone disabili o con problemi cognitivi di vario tipo. Nel documento allegato alle nuove disposizioni è presente – incredibile ma vero! –  anche una sorta di scala con i valori entro i quali si è idioti, oppure imbecilli o dementi. Da questa follia possiamo difenderci solo facendo finta di essere sani, appunto. Il problema che si pone è come definire le persone che la pensano come Milei, che sono tante e propongono di chiamare con i termini più crudi e truci (che ometto per un minimo di pudore nei confronti del genere umano) le persone con un orientamento sessuale considerato anormale o innaturale. Dar loro dei pazzi sarebbe fare un grave torto alla follia, che la grande poetessa Alda Merini, la quale ha convissuto con essa tutta la vita, definiva “un capitale enorme, estremamente prolifico”, a patto che ad amministrarlo sia soltanto chi ha il tocco magico della poesia; “è come una gravidanza che deve andare a termine”. Esseri come Milei, invece, sono il frutto di una gravidanza che evidentemente non è stata portata a termine nel modo giusto, perché il loro cervello non è ben formato: è liquido e impazzito, come la più rivoltante delle maionesi.


Silvano Tagliagambe (Cronista filosofico di Aristan)

«“Far finta di essere sani”: così cantava il grande Giorgio Gaber nel 1973/74. E cos’altro potremmo fare in un mondo che assomiglia sempre più a una maionese impazzita in cui ci agitiamo, faticando a trovare uno scopo che dia un senso alla storia di ciascuno di noi.» Da AGITARSI IN UNA MAIONESE IMPAZZITA E FAR FINTA DI ESSERE SANI – Editoriale di Silvano Tagliagambe (Cronista filosofico di Aristan)

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