È uscito da pochi giorni ed è stato girato pochi mesi fa, ma sembra un classico. Nel panorama opaco del cinema odierno, l’ultimo film di Pupi Avati, “L’orto americano”, appare come un’oasi per il cinefilo assetato o un alieno d’autore precipitato dal passato in mezzo a prodotti omologati contemporanei. Impaginato magnificamente dalla fotografia in bianco e nero dell’ottimo Cesare Bastelli, vicina alle immagini noir di Hitchcock, Lang, Siodmak e lontanissima dal virato in seppia di Paola Cortellesi, musicato da una colonna sonora lacerante e ossessiva come la storia raccontata dal film. Cinema purissimo, nutrito di cinema e quindi raffinatissimo, ma pieno zeppo anche di cuore e di follia, come nella migliore tradizione di Avati: la suggestione dell’America si mescola a quella per l’Italia contadina del Dopoguerra, il lirismo di un amore impossibile, idealizzato perché irrealizzato, si mescola all’efferatezza del male, la passione per l’arte cinematografica si mescola ai turbamenti più intimi della psiche, il ricordo dei morti affascina più della presenza dei vivi. Perché su tutto domina il mistero, l’indecifrabilità di un’esistenza destinata allo smacco: una condizione inquietante che solo il genere gotico può esprimere appieno. Non è un film che appartiene al filone horror della sterminata filmografia avatiana: è il nocciolo della sua poetica, la sintesi e la fusione di tutti gli ingredienti di una cucina sofisticata e popolare, speziata da sapori delicati e piccanti. E la frizione tra la delicatezza di protagonisti inadeguati e la forza devastante del male sprigiona scintille di sgomento. Confezionate a regola d’arte.
Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)
“È uscito da pochi giorni ed è stato girato pochi mesi fa, ma sembra un classico. Nel panorama opaco del cinema odierno, l’ultimo film di Pupi Avati, “L’orto americano”, appare come un’oasi per il cinefilo assetato o un alieno d’autore precipitato dal passato in mezzo a prodotti omologati contemporanei.” Da UN CLASSICO DEL CINEMA FRESCO DI GIORNATA – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)