Preparava Albo una torta di mandorle utilizzando il miele al posto dello zucchero.
“Una volta a Hokkaido comprai un foglio di carta di mandorle sul quale fece disegnare a mano il nome di mia moglie in caratteri Kanij”.
Scoprii un suo nervo debole.
Non sapeva infatti che fossero l’una e l’altra cosa e mi domandò quasi con rabbia di cosa si trattasse.
“La carta di mandorle – gli risposi – viene prodotta nella prefettura di Hokkaido utilizzando fibre di fiori di mandorlo e la scrittura Kanij è la più antica scrittura nipponica, risalente a circa 4 millenni fa, che unisce i caratteri han”, cioè i”caratteri cinesi” o sinogrammi) con i sillabari hiragana e katakana. Molti haiku sono scritti in kanij.
Mi guardò sconvolto mentre impastava miele e mandorle.
“E che senso ha conoscere queste cose?”, mi rispose.
“Niente ha un vero senso su questa terra”, sentenziai: “Neppure conoscere il nostro nome. Per esempio, non ha senso logico usare il miele al posto dello zucchero o lo zucchero al posto del miele”.
Non mi rivolse la parola per tutta la serata sino a quando, assaggiando la torta, mi disse: “Non ti pare un po’ asciutta?”.
Non gli diedi soddisfazione. “Mi pare perfetta”.
Se ne adombrò alquanto.