Chiedo al 2025 un anno ricco di giorni dai colori intensi come il becco del tucano, ma anche giorni bianchi, senza tinte, come le penne della garzetta.
Giorni che suonino melodiosi e lievi, armonie che ti prendano il cuore, come il canto dell’usignolo, ma anche giorni dal suono ancestrale, cupo e profondo, vibrazioni che ti prendono lo stomaco, come il canto della megattera.
Chiedo giorni che volino via veloci come il falco in picchiata, ma chiedo anche giorni eterni, lenti, come il passo del camaleonte.
Chiedo al 2025 dei giorni sfacciati, forti e coraggiosi come il colibrì, e chiedo giorni timidi, discreti, indecisi come lo sguardo del lamantino.
Vorrei giorni che mi portino come un albatro, a viaggiare, attraversando oceani e montagne, paesi e campagne, con il vento come amico, e vorrei giorni in cui come un cormorano, mi possa posare su uno scoglio, spiegare le mie ali e godere dei raggi caldi del sole, senza far niente.
Vorrei giorni leggeri, allegri, superficiali, agili, in cui levitare senza quasi toccare terra, come se fossi un lemure che danza, ma anche giorni intensi, potenti, seri e ponderosi come se fossi un capodoglio che si inabissa.
Chiedo giorni in cui mi senta più socievole di una formica e altri in cui io possa godere della solitudine del leopardo delle nevi.
Se il 2025 sarà pieno di tutto ciò, io sarò felice.
Monica Mazzotto (Biofila di Aristan)
“Vorrei giorni leggeri, allegri, superficiali, agili, in cui levitare senza quasi toccare terra, come se fossi un lemure che danza” Da CHIEDO AL 2025 – Editoriale di Monica Mazzotto (Biofila di Aristan)