«Io sono la porta»: frase molto citata in questi giorni. Ma tu, Signore, l’hai detta di fronte alla “porta delle pecore”, di quelle pecore che entravano nel tempio a esservi uccise per Dio. Tu invece sognavi una porta da cui ripassare vivi: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo…».
Dentro l’ovile, c’è sicurezza da ladri e lupi, ma non cibo. Il cibo è fuori l’ovile, insieme a ladri e lupi in cerca di cibo anch’essi … Storia complicata, se il pastore è mercenario e non gli importa delle pecore…
Ma tu sei la porta: a unire spazi opposti, che solo uniti portano a vita. E a te delle pecore importava, perciò hai aggiunto: «Io sono il pastore vero… e do la mia vita per le pecore». Così hai passato la stessa porta. Ma il tuo sogno era vero: e l’hai ripassata da risorto.
Non so, Signore, ma ho l’impressione
che per i tuoi credenti le porte di salvezza
sono sovente a direzione unica:
o solo per entrare o solo per uscire.
Ma tu ti sei inventato porta girevole,
Signore, a rendere vivibile
lo spazio dei contrari,
del giorno e della notte,
del vivere e morire.
Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)
“lo spazio dei contrari,
del giorno e della notte,
del vivere e morire.”
Da Salmo 483 UNA PORTA SANTA? SE LA SI PUÒ RIPASSARE AL CONTRARIO – Antonio Pinna (Salmista ad Aristan)