Chi è oggi il miglior regista vivente? Steven Spielberg, Martin Scorsese, David Cronenberg, Francis Ford Coppola? Fino a ieri non avevamo dubbi: era David Lynch. Maestro di incubi, geniale inventore di dispositivi formidabili di cinema purissimo, rivoluzionario del linguaggio visivo perché nemico giurato della verosimiglianza, convinto che la verità non si trovi scavando nella mimesi della realtà ma nella dimensione onirica. Mutando destini e personaggi, tempi e situazioni, logiche e psicologie, con un portentoso effetto di straniamento, il cinema lynchano, allergico alla razionalità, striglia la nostra pigrizia, ironizza sulle strategie narrative e sul mito di Hollywood, sublima il gioco della finzione nel tripudio del noir. Orchestra spettacolari sciarade sul tema dell’identità e sulle stregonerie del cinema, semina indizi e piste inquietanti, dilata i tempi, popola lo schermo di tipi curiosi (Fellini come modello preferito) e, al momento di annodare i fili, li imbroglia del tutto. Inventa un mondo di calcolata pazzia al cui confronto il paese delle meraviglie di Alice sembra il supermercato sotto casa e le metamorfosi di Ovidio un trucco da Silvan. I lavori di Lynch sono tutti composti da mattoni concretissimi (provenienti da case popolari come il thriller, la commedia, il musical) che vanno a costruire palazzi più astratti di quelli ariosteschi. Lynch è stato uno dei grandi del secolo scorso grazie a “Eraserhead”, “The elephant man”, “Velluto blu” e “Una storia vera”. La sua ultima opera, la sublime terza stagione di “Twin Peaks”, rappresenta il vertice più alto raggiunto non solo dalle serie ma dall’intera cinematografia del Duemila, millennio inaugurato dal capolavoro “Mulholland Drive”, uno dei dieci film migliori della storia. Ci conforta che Lynch ci abbia salutato interpretando John Ford nel bellissimo “The Fabelmans” di Spielberg, intelligente riflessione sulla vocazione di essere regista e sui meccanismi psicologici dell’arte cinematografica. Ci allarma che la sua morte coincida con l’incendio che ha distrutto Hollywood. Tra Sunset Boulevard e Mulholland Drive.
Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)
Lynch è stato uno dei grandi del secolo scorso grazie a “Eraserhead”, “The elephant man”, “Velluto blu” e “Una storia vera”. Da È MORTO IL MIGLIOR REGISTA VIVENTE – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)