Ero in terza elementare, dunque avevo 7 anni e mezzo, quando pensai che forse non sarei riuscito a salvare il mondo.
A quei tempi ero il capo della Banda del Pigiama, il nome si doveva al fatto che ciascun componente era proprietario di una piccola bandiera fatta da un campione di tessuto prevalentemente a strisce fissato su un bastoncino. Questi campioni li procurava non si sa come Augusto Urpis, un bambino gentile che sarebbe morto giovanissimo cadendo da una moto non guidata da lui quando ancora il casco non era obbligatorio.
La Banda del Pigiama oltre che correre a perdifiato con le bandiere al vento all’uscita di scuola si riuniva in un fortino segreto, un piccolo spiazzo al centro di un campo vicino al fiume Tirso con la vegetazione molto alta, più alta di noi, dove costruivamo armi rudimentali come i tirelastici, che chiamavamo tirolli, e cerbottane. Bisogna sapere, infatti, che all’inizio di quell’anno, era il 1959, l’Unione Sovietica aveva lanciato nello spazio la sonda Luna 1, era il primo oggetto che usciva dall’orbita terrestre, avrebbe dovuto raggiungere la Luna ma mancò il bersaglio e si disperse nello spazio. Questa impresa, anche se in parte fallita, ci aveva suggestionato al punto da convincerci che una flotta di astronavi piene di marziani (sul fatto che sarebbero stati marziani nessuno di noi aveva alcun dubbio) da un momento all’altro avrebbe potuto raggiungerci e sottometterci. Con i tirolli e le cerbottane ci sentivamo molto più sicuri ma una sera, giungendo nel fortino segreto, scoprimmo che non c’era più nulla. La vegetazione alta era stata tagliata completamente e le nostre armi di difesa erano sparite.
Fu una delusione cocente. Una vera apocalisse (intesa nel suo significato di “rivelazione”, in questo caso rivelazione d’impotenza) per i miei piani di salvezza per l’umanità.
Ma non era finita.
Infatti 53 anni dopo, nel 2012, riacquistai fiducia nel mio obiettivo originario quando, avendo capito che avrei salvato non solo il mondo ma tutto l’universo se fossi riuscito a raggiungere quello stato mentale regale rapsodico libero e contagioso che chiamiamo “felicità”, contribuii a far nascere la fluttuante Università di Aristan col suo Corso fondamentale di Scienza della Felicità, con le sue prestigiosissime lauree prive di ogni valore legale in Teoria e Tecniche di Salvezza dell’Umanità e con docenti e discenti meravigliosi, capaci di dimenticare il loro ruolo per trascendersi andando oltre il carattere non locale della realtà fisica dell’Universo per ritrovarsi.
Filippo Martinez (Rettore dell’Università di Aristan)
“docenti e discenti meravigliosi, capaci di dimenticare il loro ruolo per trascendersi andando oltre il carattere non locale della realtà fisica dell’Universo per ritrovarsi.” Da IL RISCATTO DELLA BANDA DEL PIGIAMA – Editoriale di Filippo Martinez (Rettore dell’Università di Aristan)