Non siamo d’accordo sui vincitori del David di Donatello. Anche se non abbiamo idea di quali siano, visto che la premiazione avverrà il 7 maggio. Però tra i candidati non ce n’è uno a garbo, di conseguenza risulta impossibile che ci piaccia chi vince. Più che i David sembrano i Golia di Donatello, visto che tutte le nomination sono appannaggio di tre o quattro film tanto strombazzati in patria quanto trombati a livello internazionale, come “Parthenope” di Paolo Sorrentino, ignorato dalla giuria di Cannes quanto dal pubblico straniero e qui risarcito con 15 candidature, cioè tutte tranne miglior documentario e cortometraggio, oppure “Vermiglio” di Maura Delpero, che non è riuscito a entrare nella cinquina degli Oscar ma ora ha 14 nomination al David. Lo stesso meccanismo che in politica fa sì che il partito provveda a trovare qualche buon posto in Provincia o in Regione a un candidato sconfitto alle elezioni. Non che la stagione cinematografica italiana sia stata ricca di capolavori, ma candidare gli ottimi Silvio Orlando e Tommaso Ragno come migliori attori protagonisti rispettivamente di “Parthenope” e “Vermiglio” è più che una forzatura, visto che non sono né migliori né protagonisti; meglio allora premiare Elio Germano che fa Berlinguer in un film davvero mediocre che ha nella sua interpretazione l’unico pregio (e invece si ritrova regalate 12 nomination). Così come speriamo che quello per la migliore attrice vada alla bravissima Barbara Ronchi per “Familia” e non alla bellissima Celeste Della Porta- Parthenope, che tutt’al più potrebbe prendere il premio come migliore non attrice. Sarebbe stato meglio valorizzare un bel film come “Napoli-New York” di Gabriele Salvatores, anziché dargli le briciole per la sceneggiatura, gli effetti visivi e Favino come non protagonista. Avvilenti le 9 candidature (tra cui alla pessima sceneggiatura) per “Gloria!” di Margherita Vicario, il peggior film dell’anno, esempio imbarazzante di sublime contrasto tra budget ricco e lavoro dilettantesco. Chi se ne frega chi vincerà. L’unico per cui ci sentiamo di tifare è “Zamora”, il delizioso esordio nella regia di Neri Marcorè, ma ci speriamo poco, vista l’aria che tira e i gusti disgustosi. Così come, considerata la strepitosa cinquina per il miglior film straniero, tutte opere eccellenti tranne il brutto “Conclave”, logica vorrebbe che, dato il contesto, lo vincesse lui.
Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan
“L’unico per cui ci sentiamo di tifare è “Zamora”, il delizioso esordio nella regia di Neri Marcorè, ma ci speriamo poco, vista l’aria che tira e i gusti disgustosi.” Da I DAVID DI GOLIA – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)