IL CONFINE VERDE


Editoriale del 19 novembre 2024

Dal momento che al cinema abbiamo visto nelle ultime settimane solo film italiani brutti (“Parthenope”, “Iddu”), catastrofii d’autore (“Megalopolis”) e dadi annacquati da troppo brodo “The substance” sarebbe stato geniale come episodio da 45 minuti di “Black mirror” (invece è un ridondante esercizio che si compiace di bellissimi effetti speciali ributtanti per quasi due ore e mezzo), vi raccomandiamo uno dei film più belli e meno visti degli ultimi anni, che oggi esce in Dvd: “Green border- Il confine verde”, di  Agnieszka Holland. Non solo per ricordare le 60 mila persone che sono morte dal 2014 a oggi per raggiungere l’Europa e trovare un luogo sicuro in cui vivere, mentre noi siamo qui a guardare i film. Ma perché lancia un doppio monito: al cinema, perché ritrovi la forza morale di occuparsi dei veri problemi del mondo contemporaneo, e all’Unione Europea, perché non si trasformi in una fortezza che esclude gli altri e uccide i migranti. Il film, duro, teso e angosciante più di qualsiasi horror, racconta quanto accade ogni giorno nella foresta tra la Bielorussia e la Polonia, con i migranti ricacciati da una parte all’altra del filo spinato che traccia il confine, picchiati, uccisi e umiliati dalle forze militari. Una zona incubo, non documentabile nella realtà per un divieto di accesso governativo. Il presidente Kaczynski ha motivato la chiusura affermando che gli Usa hanno perso la guerra del Vietnam perché hanno fatto entrare i media in quel territorio, come dire che la vista di quanto accade lì sarebbe insostenibile per l’opinione pubblica.

Allora, se i media hanno accettato il divieto senza protestare, toccherà al cinema farsi carico di esercitare una forma di controllo su una società ottusa e disumana.

Il film è costruito con un approccio epico che sfaccetta la narrazione da punti di vista diversi (i migranti, le guardie, la gente del posto, gli attivisti, i politici) per catturare la storia nella sua complessità e, soprattutto, dare voce a chi non ne ha. Con l’obiettivo più nobile per il cinema: quello di arrivare al cuore della realtà e portarlo al pubblico internazionale. Accusando l’Europa di arroccarsi nella sua zona di confort, spaventata dal cambiamento, la regista scuote la codardia e la pigrizia annidata nello spettatore occidentale, dirigendo con rigore e sapienza un’opera che richiama il cinema alla sua funzione politica ed esistenziale. L’Europa, continente della democrazia, della libertà, della cultura e dei diritti umani, ha paura di affrontare il problema dei migranti, senza capire che questa sfida darà forma al futuro dell’Europa. Tra le paludi, di notte, sotto la pioggia, i migranti del film si nascondono nella foresta, braccati dalle guardie, ma non si tratta di una divisione manichea tra buoni e cattivi: “Ci sono pochi psicopatici che godono di essere malvagi, pochi buoni capaci di essere giusti anche contro i loro interessi, mentre il resto, cioè il 99% di tutti noi, lotta tra il bene e il male che abbiamo dentro”, ha dichiarato la regista Holland, convinta che la natura umana sia complessa e così vada raccontata al cinema.

Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)

“vi raccomandiamo uno dei film più belli e meno visti degli ultimi anni, che oggi esce in Dvd: “Green border- Il confine verde”, di  Agnieszka Holland. Non solo per ricordare le 60 mila persone che sono morte dal 2014 a oggi per raggiungere l’Europa e trovare un luogo sicuro in cui vivere, mentre noi siamo qui a guardare i film. Ma perché lancia un doppio monito: al cinema, perché ritrovi la forza morale di occuparsi dei veri problemi del mondo contemporaneo, e all’Unione Europea, perché non si trasformi in una fortezza che esclude gli altri e uccide i migranti.” Da IL CONFINE VERDE – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)

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