Giovanni Treccani fu uno dei più grandi industriali tessili italiani.
Benché non avesse una laurea, amava a tal punto la cultura da essere uno dei più grandi mecenati italiani del secolo scorso.
A lui si deve l’enciclopedia omonima, per realizzare la quale indicò mica un pennivendolo qualunque ma il più grande pedagogista della storia d’Italia, Giovanni Gentile.
L’opera – iniziata nel 1924 e pubblicata nel 1929 – rappresentò un modello culturale per tutto il mondo, preceduta solo dall’Enciclopedia Britannica anche se di questa più agile e pedagogica.
Nel 1944 fu però destituito dalla carica di senatore perché “ritenuto responsabile di aver mantenuto il fascismo e resa possibile la guerra sia coi loro voti, sia con azioni individuali, tra cui la propaganda esercitata fuori e dentro il Senato”. La propaganda era legata essenzialmente all’attività della sua enciclopedia.
La sentenza fu emessa dalla Corte di Cassazione composta da giudici che furono tutti fascisti, ma poi passati armi e bagagli dall’altra parte il giorno dell’armistizio.
A Giovanni Gentile andò ben peggio. Negli stessi giorni (15 aprile 1944) fu ucciso da un commando di gap – gruppi armati partigiani – asini e ignoranti, che ammazzarono il più grande filosofo italiano con le stesse motivazioni, ignorando che Gentile fu un fiero oppositore della teoria della razza del regime fascista (inneggiata invece da futuri comunisti come Dario Fo, Eugenio Scalfari, Giorgio Napolitano e Giorgio Bocca), e ignorando ancor più che un terzo delle voci della Treccani fu scritto da intellettuali ebrei, dei quali Gentile si circondava,
Il mondo non pensa ai meriti dei grandi uomini ma si concentra sugli errori minimi per usarli ai loro danni.
Come fece un mio prozio, Ficella., che uccise il cane, strenuo difensore del suo gregge di capre, il giorno dopo averle vendute, con l’accusa che abbaiava troppo e teneva sveglio tutto il vicinato.
I peggiori provano un gusto immenso nel distruggere i migliori in modo da potersi glorificare con il danno di chi invidiano.
Non avendo mai contato nulla nella per la propria virtù, si beano nel condannare la virtù dei grandi…
Antonangelo Liori (Pastore di Aristan)
“A Giovanni Gentile andò ben peggio. Negli stessi giorni (15 aprile 1944) fu ucciso da un commando di gap – gruppi armati partigiani – asini e ignoranti, che ammazzarono il più grande filosofo italiano con le stesse motivazioni, ignorando che Gentile fu un fiero oppositore della teoria della razza del regime fascista (inneggiata invece da futuri comunisti come Dario Fo, Eugenio Scalfari, Giorgio Napolitano e Giorgio Bocca), e ignorando ancor più che un terzo delle voci della Treccani fu scritto da intellettuali ebrei, dei quali Gentile si circondava.” Da LA CONDANNA DI GIOVANNI TRECCANI – Editoriale di Antonangelo Liori (Pastore di Aristan)