Nacque Panini nella Valle di Gandara.
Cioè in quel luogo mitico nel quale discesero gli arii chissà da dove per coltivare le valli dell’Indo. E, dividendosi come pecore in mille greggi, frammentarono la loro lingua sino a fare in modo che questa potesse essere considerata madre di molto figli.
Panini riunificò il tutto studiando dal libro degli antenati, i Sacri Veda, che giunsero quattro mila anni fa laddove il Gange diede a tutto il mondo saggezza.
Credo – ma non c’è alcuna certezza – che Panini sia vissuto all’epoca di Dario il Grande, cioè prima che la scrittura in India esistesse, e realizzò 3959 regole chiare in modo che tutti capissero come bisognava parlare.
Vide costui la scrittura prima che la scrittura esistesse.
E su questo mi voglio soffermare.
Veda significa in sanscrito conoscenza di tutto.
E deriva da una radice Vit. La stessa di vedere, ma anche di vita, ma anche di vittoria.
I Veda sono infatti la vittoria della conoscenza sulla vita quotidiana, cioè quel sapere che conduce l’uomo verso la sua immortalità concettuale. E sono eterni. Perché non sono inventati dall’uomo ma la loro origine è divina. Sono i Veda i respiri di Dio che vede attraverso la conoscenza la ricerca verso la natura immortale, che avviene attraverso i suoni divini, che sono i mantra, che giunsero agli uomini direttamente dall’essere supremo.
I veda sono infatti chiamati anche Sruti, che altro non è che la nota musicale. E i veggenti attraverso la musica celeste hanno conosciuto l’essenza vera dell’essere.
Sono una cosa ben diversa dalla Bibbia perché non cercano la ragione in un Dio supremo ma tutte le ragioni filosofiche degli infiniti dei che sono in lui.
Non sono quindi libri teologici ma un complesso di mitologia che si fa storia nel momento in cui concepisce una mappa di campi energetici del corpo umano nel quale si riflette la mappa dell’universo intero.
Oggi l’impero americano ha scritto sull’argomento molti libri che con circa 10 dollari ti permettono di scoprire tutti i chakra per permettere di essere felice a basso prezzo.
Panini compie un percorso logico molto particolare perché si limita a vedere attraverso questi suoni le voci del pensiero universale ricostruendo con la sua mente in otto capitoli la morfologia della grammatica nella quale sono scritti.
Quando Soboi ‘e Lolle partì da Desulo era analfabeta.
Si ignorava dove fosse andato e perché.
Tornò in paese dopo vent’anni e decise di vive in piena solitudine in campagna, in una casetta in pietra di due stanze, dove riuscì a farci stare oltre mille libri di filosofia scritti principalmente in francese e in inglese.
Mangiava solo ciò che lui stesso produceva: ortaggi, castagne, pere, prosciutti, carne di maiale, latte della sua capra. Da nessuno comprava e a nessuno vendeva; a nessuno dava e da nessuno voleva. L’unica persona con la quale ogni tanto parlava era il fratello.
Conduceva una vita da monaco: lavoro nei campi e tanto studio.
Leggeva e coltivava il suo orto.
Quando morì stringeva sul petto la grammatica del Panini tradotta in inglese da Srisa Chandra Vasu nell’edizione originale del 1897. L’unica versione in una lingua occidentale.
Stava rileggendo per l’ennesima volta il secondo capitolo, Aṣṭādhyāyī, che in sanscrito significa “morfologia”. Quel volume, che correva il rischio di essere bruciato per ravvivare il fuoco di un arrosto, l’ho salvato io miracolosamente.
È unanimemente considerato uno dei più grandi monumenti dell’intelligenza umana.
Antonangelo Liori (Pastore di Aristan)