LE SPIAGGE DELLA MIA VITA


Editoriale del 4 aprile 2025

Ho conosciuto tante spiagge, anche quelle classificate dalle agenzie di viaggi tra “le prime dieci spiagge del mondo”. Il loro ricordo è custodito tra le mie diapositive. Nel mio ricordo e nel mio cuore invece sono custodite le spiagge e i mari che mi hanno suscitato emozioni, le più intense in Sardegna. Cala Mariolu, la più bella di tutte: tanti anni fa vidi uscire da quell’acqua di cristallo una giovane donna, ai miei occhi bella come Afrodite: l’avevo sposata il giorno prima! Molti anni dopo, quella spiaggia l’ho ritrovata in un’isola della Polinesia: dall’acqua usciva una giovane fanciulla che avevo visto in un dipinto di Gauguin. Ho rivisto le spiagge di Chia a Maui nelle Hawaii, dove ho contratto una malattia, l’Windsurfing, che credevo incurabile, dalla quale per ragioni anagrafiche sono maledettamente guarito! Raggiungere la grotta di Nettuno attraverso la Escala del Cabriol fu per me un premio indimenticabile, un piacere che non mi abbandonò nel risalire i seicentocinquantasei scalini. Mentre queste spiagge mi hanno dato intense emozioni, solo di tre mari, quelli vicino a casa, forse i meno belli, mi sono innamorato: uno per volta, in differenti età della mia vita. Al Poetto ho vissuto le estati della mia infanzia, prima e subito dopo la seconda guerra mondiale. Il ricordo struggente della spiaggia del Poetto, “sterminata, ferma ai giorni della creazione, bianca di sabbia e allucinante di sole” (Francesco Alziator), mi fa tornare alla mente un’epigrafe di Renato Fucini: “il giorno del giudizio per gli amalfitani che andranno in paradiso sarà un giorno come tutti gli altri”. Ancora oggi dall’alto della Sella del Diavolo, la vista della spiaggia del Poetto e della Città del Sole non è meno affascinante di quella di Amalfi. Al Poetto si arrivava col tram, qualche giovane attaccato al paraurti posteriore. I primi tram erano bianchi, poi divennero verdi: entrambi più belli di quelli che a San Francisco attraggono tanti turisti. I casotti, colorati a strisce come pigiami, erano posati su palafitte sulla sabbia fine e bianca. Il nostro era il casotto 245 B zona F, terza fermata. Più di un cagliaritano della mia generazione è stato concepito in un casotto. Il mare della mia adolescenza è stato quello del porto di Cagliari, all’estremità del molo di levante, sotto il faro: un eremo di pace in un mare pulito, quasi sempre. Sul molo di levante si sprigionava la nostra energia fisica nelle nuotate verso il molo della mezzaluna e nei tuffi a “Cristus”, a squadra, a matita: per i più timorosi dalla banchina, per i temerari dalla sommità del faro. La giornata si concludeva con il “tuffo alla salute”: non era un atto trasgressivo ma un rito scaramantico nella convinzione che il costume da bagno arginasse la penetrazione dell’energia taumaturgica del mare, nelle parti coperte. Il mare che mi ha stregato da adulto è invece quello di Geremeas. La sabbia chiara e sottile della spiaggia ha resistito alle idrovore di una nave pirata, il mare è rimasto puro come “ai tempi della creazione”. Mi piace quando è accarezzato da un vento dolce o sferzato dal maestrale. Un giorno di un inverno del secolo scorso, un grecale violento mi spinse col mio windsurf lontano nel golfo di Cagliari. Venni ripescato a tarda notte quando il giornale locale aveva lasciato uno spazio in prima per la triste notizia. Il giovane cronista Giorgio Pisano venne a trovarmi in ospedale: «Professore, ha rovinato Il migliore “coccodrillo” che ho mai scritto». Non sentii alcun rimorso per il suo disappunto.

Gianluigi Gessa (Neuroscienziato di Aristan)

“Il ricordo struggente della spiaggia del Poetto, “sterminata, ferma ai giorni della creazione, bianca di sabbia e allucinante di sole” (Francesco Alziator)” Da LE SPIAGGE DELLA MIA VITA – Editoriale di Gianluigi Gessa (Neuroscienziato di Aristan)

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