“Nel mio male, io sto assai bene”, scrisse Michelangelo Buonarroti dopo aver bevuto l’acqua Fiuggi (e l’etichetta sulle bottiglie riporta ancora oggi quella frase). Così anche noi, considerando che il cinema passa un periodo di vacche magre e tenendo conto dei candidati, dobbiamo complimentarci con la giuria dell’Academy per la scelta dei vincitori. Non siamo infatti tra i vedovi di “Emilia Perez”, il sopravvalutato film di Audiard su cui puntava Paolo Mereghetti, un critico così buontempone che, fosse stato per lui, avrebbe fatto vincere, in questa domenica di Carnevale, il mortifero “La stanza accanto”, che giudica “il miglior film dell’anno” ed è invece un’irritante quaresima glamour giustamente non presente tra i candidati. Piacerà anche ai giovani che la statuetta come miglior film sia andata invece al vivo e vivacissimo “Anora”, il film più godibile, fresco, spigliato e contemporaneo, un “Pretty woman” al passo coi tempi delle nuove generazioni, perciò meno romantico e più divertente, così come vanno applauditi gli altri tre premi alla strepitosa protagonista Mikey Madison e al regista e montatore Sean Baker, anche se forse la regia migliore era più opportuno riconoscerla al Guy Pearce di “The brutalist”, che ha comunque conquistato le statuette per l’ottimo Adrien Brody come miglior attore, per la smagliante fotografia di Lol Crawley e per le musiche di Daniel Blumberg. Meritati gli Oscar al bellissimo “Io sono ancora qui” del brasiliano Walter Salles e al delizioso cartone animato lettone “Flow”. Perfetti anche i due Oscar a “Wicked” per la magia di scenografie sontuose e costumi da lustrarsi gli occhi, mentre è comprensibile che a “The substance”, un episodio da Black Mirror dilatato e insistito a dismisura, sia andato solo il premio per i trucchi con i quali si compiace di deformare chi vuol restare giovane per sempre. Quasi ironici i due Oscar minori a “Dune 2” per gli effetti speciali e per il sonoro, entrambi effettivamente necessari per risvegliare ogni tanto lo spettatore assopito grazie ai grossi bachi nel deserto e soprattutto al rintronante bubusette del suono. Sacrosanto inoltre l’Oscar al bel documentario palestinese “No other land” ed era scontato che il ministro della cultura israeliano si sarebbe indignato per “il sabotaggio e la diffamazione” che il film rappresenterebbe per il suo paese, ulteriore prova di quanto la pace sia ancora lontana. Niente da obiettare infine sui premi come non protagonisti ai bravissimi Zoe Saldana e Kieran Culkin, se non il fatto che, in realtà, sono i veri protagonisti di “Emilia Perez” e “A real paine”. Insomma, tutto bene. Unica nota stonata: il premio alla sceneggiatura del banale “Conclave”, così meccanica e piatta che l’Intelligenza Artificiale l’avrebbe scritta meglio.
Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)
“Meritati gli Oscar al bellissimo “Io sono ancora qui” del brasiliano Walter Salles e al delizioso cartone animato lettone “Flow”.” Da NEL MALE DEL CINEMA, GLI OSCAR 2025 VANNO BENE – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)