Arthur Schopenhauer si reincarna in una donna coreana, diventa una scrittrice formidabile e vince il Premio Nobel. Per il secondo anno consecutivo, l’Accademia di Stoccolma vola altissimo, centra il bersaglio e assegna il maggior riconoscimento mondiale per la letteratura agli autori giusti, quelli che uniscono la qualità stellare della scrittura alla massima sintonia con il clima della nostra epoca. Il vertiginoso linguaggio di Jon Fosse lo scorso anno e l’allucinata essenzialità di Han Kang oggi rispecchiano l’aria (inquieta assai) che respiriamo, meglio di qualsiasi altro romanziere o poeta vivente. Entrambi nipotini di Kafka, se lui è un po’ figlio di Dreyer e Bergman lei è la sorella delicata di Squid Game. Leggete i loro libri per familiarizzare con i vertici della letteratura contemporanea. Iniziate da “La vegetariana” di Han Kang (edito da Adelphi) per esplorare i nuovi percorsi che, dopo “Bartleby lo scrivano” di Hermann Melville e “L’airone” di Giorgio Bassani, hanno riportato la noluntas schopenhaueriana su binari orientali. L’obiettivo rimane quello di fermare il tempo, sospendere il divenire e accedere a una dimensione superiore attraverso la triade morte-memoria-scrittura. Grazie alla pura inerzia di un totale distacco dalla vita, la vegetariana si trasforma lei stessa in un vegetale: l’unico modo per liberarsi dalle costrizioni sociali e “per avere la meglio su qualsiasi cosa, perfino sul tempo”. In quest’opera degna di Nobel, insieme esistenziale, politica, sociale, ecologica nel senso più olistico del termine, la morte diventa vita che non si deteriora. E la letteratura una verità finale non deperibile.
Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Quijote di Aristan)