VIZI PUBBLICI E PRIVATE VIRTÙ


Editoriale del 16 maggio 2014

Siamo di fronte a un clamoroso rovesciamento di prospettiva. Prima i panni sporchi si lavavano in famiglia e i vizi venivano sottratti a sguardi indiscreti. Ora è tutto un pullulare di occasioni mediatiche dove non si fa altro che pubblicizzare e spettacolarizzare il proprio privato, dandolo in pasto alla golosa avidità di spettatori in pornografica attesa. L’intimità sembra non essere considerata più un valore. Questo processo snatura la persona, che è irriducibilmente translucida, cioè un misto di trasparenza e opacità, di visibile e invisibile. La trasparenza è la punta emersa dell’iceberg, la nostra parte cosciente che viene proiettata all’esterno e che costituisce l’identità pubblica di ciascuno di noi. L’opacità è l’inconscio, le forze oscure e incontrollabili che si agitano nel “sottosuolo”, per dirla con Dostoevskij. Mettersi a nudo in piazza, palesarsi fuori dall’intimità di un confessionale o dal colloquio discreto con un analista equivale a prosciugare la profondità che protegge la nostra parte sommersa. Significa alterare e negare il rapporto tra l’io e l’Es, quella istanza intrapsichica che, secondo Freud, contiene le spinte pulsionali di carattere erotico, aggressive e auto-distruttivo, frutto dell’evoluzione degli istinti. Perché lo si fa? Azzardo un’ipotesi provocatoria ma verosimile: non riuscendo a rendere nitida come dovrebbe essere la vita pubblica, quella politica e sociale, e sentendosi a ragione una marionetta sempre più governata da forze oscure, l’uomo si adatta a questa mancanza di trasparenza nel pubblico e pensa, erroneamente, di compensarla rendendo se stesso una casa di vetro, interamente permeabile allo sguardo altrui.

Silvano Tagliagambe
(Iconologo di Aristan)

COGLI L’ATTIMO

 

Checco Zalone, Claudio Bisio e Giorgio Gaber da Resto umile World Show varietà televisivo del 2011

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