W VENOM, W LA MARVEL! 


Editoriale del 26 novembre 2024

Alcuni simpatici sempliciotti si sono scandalizzati perché ho scritto che “Venom” è, rispetto al bluff “Parthenope”, un film di qualità assai migliore. Non era un paradosso o una provocazione, è e rimane la mia convinta opinione. Sbaglia chi prende sottogamba i film dei supereroi, convinto che siano solo dei giocattoloni rivolti a un pubblico di ragazzini nerd o caciaroni. Tra mezzo secolo questi saranno ricordati come gli anni del cinema Marvel, un universo, anzi ormai un multiverso, complesso e articolato, dove si intersecano con intrecci sofisticati le vicende dei vari supereroi, con rimandi continui tra i film (circa una cinquantina, di cui almeno un terzo di qualità molto alta) e le serie (spesso sorprendenti, come “Wanda Vision” e “Loki”). Altro che blockbuster stereotipati, il vero cinema di ricerca dei nostri tempi è proprio questo e i supereroi sono gli unici personaggi dell’immaginario contemporaneo capaci di rispecchiare l’identità fragile, inquieta e sfaccettata dei giovani di oggi. Solo chi non ha mai letto un fumetto della Marvel né visto uno di questi film può pensare che agli adolescenti piacciano Spiderman e gli Avengers perché sono invincibili: al contrario, i ragazzi si identificano in loro perché sono vulnerabili. L’invulnerabilità caratterizza Mandrake, L’Uomo Mascherato, Zorro e Flash Gordon, fino a Diabolik e Tex, cioè i beniamini delle generazioni passate: uomini tutti d’un pezzo, che se ne vanno sicuri agli altri e a se stessi amici, che non devono chiedere mai, per citare Montale e l’amaro Petrus. È la vulnerabilità il segreto del successo della Marvel: se gli X-Men tentano di trasformare la diversità in punto di forza (ma con quanti complessi e disagi!), tutti i supereroi sono forgiati dal dolore, dallo sforzo di controllare le emozioni, dal contrasto tra il desiderio di vivere una vita spensierata e la condanna a dover affrontare le responsabilità senza fuggire. Sotto il velo leggero della fantasticheria si affrontano temi fondamentali, si meditano questioni esistenziali e si parla dei massimi sistemi. “Il settimo sigillo” di Bergman era un’altra cosa, ma è grazie a Thanos ed “Endgame” se i nostri figli hanno visto rappresentato al cinema un argomento serio, di rilevanza non proprio secondaria e che la nostra società tende a nascondere: la morte. 

Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Qujiote di Aristan)

“Sbaglia chi prende sottogamba i film dei supereroi, convinto che siano solo dei giocattoloni rivolti a un pubblico di ragazzini nerd o caciaroni. Tra mezzo secolo questi saranno ricordati come gli anni del cinema Marvel, un universo, anzi ormai un multiverso, complesso e articolato” Da W VENOM, W LA MARVEL!  – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Qujiote di Aristan)

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