Alcuni simpatici sempliciotti si sono scandalizzati perché ho scritto che “Venom” è, rispetto al bluff “Parthenope”, un film di qualità assai migliore. Non era un paradosso o una provocazione, è e rimane la mia convinta opinione. Sbaglia chi prende sottogamba i film dei supereroi, convinto che siano solo dei giocattoloni rivolti a un pubblico di ragazzini nerd o caciaroni. Tra mezzo secolo questi saranno ricordati come gli anni del cinema Marvel, un universo, anzi ormai un multiverso, complesso e articolato, dove si intersecano con intrecci sofisticati le vicende dei vari supereroi, con rimandi continui tra i film (circa una cinquantina, di cui almeno un terzo di qualità molto alta) e le serie (spesso sorprendenti, come “Wanda Vision” e “Loki”). Altro che blockbuster stereotipati, il vero cinema di ricerca dei nostri tempi è proprio questo e i supereroi sono gli unici personaggi dell’immaginario contemporaneo capaci di rispecchiare l’identità fragile, inquieta e sfaccettata dei giovani di oggi. Solo chi non ha mai letto un fumetto della Marvel né visto uno di questi film può pensare che agli adolescenti piacciano Spiderman e gli Avengers perché sono invincibili: al contrario, i ragazzi si identificano in loro perché sono vulnerabili. L’invulnerabilità caratterizza Mandrake, L’Uomo Mascherato, Zorro e Flash Gordon, fino a Diabolik e Tex, cioè i beniamini delle generazioni passate: uomini tutti d’un pezzo, che se ne vanno sicuri agli altri e a se stessi amici, che non devono chiedere mai, per citare Montale e l’amaro Petrus. È la vulnerabilità il segreto del successo della Marvel: se gli X-Men tentano di trasformare la diversità in punto di forza (ma con quanti complessi e disagi!), tutti i supereroi sono forgiati dal dolore, dallo sforzo di controllare le emozioni, dal contrasto tra il desiderio di vivere una vita spensierata e la condanna a dover affrontare le responsabilità senza fuggire. Sotto il velo leggero della fantasticheria si affrontano temi fondamentali, si meditano questioni esistenziali e si parla dei massimi sistemi. “Il settimo sigillo” di Bergman era un’altra cosa, ma è grazie a Thanos ed “Endgame” se i nostri figli hanno visto rappresentato al cinema un argomento serio, di rilevanza non proprio secondaria e che la nostra società tende a nascondere: la morte.
Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Qujiote di Aristan)
“Sbaglia chi prende sottogamba i film dei supereroi, convinto che siano solo dei giocattoloni rivolti a un pubblico di ragazzini nerd o caciaroni. Tra mezzo secolo questi saranno ricordati come gli anni del cinema Marvel, un universo, anzi ormai un multiverso, complesso e articolato” Da W VENOM, W LA MARVEL! – Editoriale di Fabio Canessa (Preside del Liceo Olistico Qujiote di Aristan)